Aharon Appelfeld è morto all’età di 86 anni. Nato nel 1932 in Bucovina del Nord, allora in Romania, è stato uno dei pochi sopravvissuti alla Shoah: riuscì a fuggire da un campo di sterminio dove però perse la madre e i nonni.
Nel 1946 Aharon Appelfeld rivolse le sue speranze in quello che poi sarebbe divenuto lo Stato d’Israele. Si laureò all’Università di Gerusalemme in letteratura, diventando uno degli scrittori israeliani più importanti. Insegnò anche all’Università Ben Gurion del Negev.
Tra le sue opere più famose “La novella d’Israele”, “Storia di una vita” e “Paesaggio con bambina”. Per i suoi libri, ha ricevuto numerosi premi tra cui il Premio Israele, il Premio Napoli in Italia e il Premio Mèdicis in Francia.
Nei suoi romanzi, Aharon Appelfeld ha spesso affrontato tematiche legate alla Shoah, alla guerra e alle condizioni in Europa dopo il secondo conflitto mondiale. Shoah che ha condizionato la sua vita e l’ha diviso dal padre, facendo nascere in lui quel bisogno di famiglia solo in parte soddisfatto dalla letteratura.
Alla domanda sulla nuova ondata di antisemitismo che sta(va) colpendo l’Europa, la sua risposta era stata:
“Non ci sono più ebrei in Europa, saranno ormai l’un per cento della popolazione. Prima della seconda guerra mondiale erano 30 milioni. Dove sono oggi? L’antisemitismo è anacronistico, odia qualcosa che non c’è più. Esiste ancora, certo, ma gli ebrei spariranno presto dall’Europa”.
Nella stessa intervista Aharon Appelfeld aveva affermato che l’antisemitismo attuale è rivolto per lo più verso la politica israeliana, divenuta un bersaglio ideale contro cui scagliare il proprio odio verso gli ebrei.
Aharon Appelfeld non c’è più, con lui se ne va un grande personaggio che ci ha lasciato questa eredità:
“La regola degli scrittori dev’essere: la buona arte deve avere una importanza universale”.