L’importanza dell’ acqua in Medio Oriente. Sul piano economico, e guardando la regione da fuori, la risorsa più preziosa del Medio Oriente sono gli idrocarburi. Ma i progressi tecnologici, in particolare la maturazione della tecnologia di estrazione dei prodotti petroliferi dagli scisti bituminosi così abbondanti negli Usa (e anche in Europa, sebbene non li usiamo), ha diminuito molto la dipendenza del mondo dal petrolio mediorientale.
Sul piano politico e militare, contano soprattutto gli spazi e i luoghi strategici, come gli stretti che chiudono il Mar Rosso, il Golfo Persico e quello di Eilat, il canale di Suez, oppure le montagne curde e l’altipiano del Golan.
Ma per la vita degli abitanti e la sopravvivenza degli stati, da sempre, dai tempi dei faraoni, di Gilgamesh e delle risse intorno ai pozzi fra Isacco e i filistei, quel che conta è l’acqua. Le grandi civiltà antiche della regione si sono costituite intorno ai fiumi, Gerusalemme stessa è nata dov’è per via di una sorgente strategicamente inclusa nella cerchia urbana, le preghiere per la pioggia sono incluse nella stagione giusta nella liturgia quotidiana dell’ebraismo.
Israele conserva il più grande deposito naturale d’acqua dolce della regione, quel che con una certa esagerazione si è chiamato “mar di Galilea” (o di Tiberiade in ebraico chiamato poeticamente “Kinneret”, cioè arpa). Ha dovuto difenderlo due volte, nel ‘67 e nel ‘73 contro l’aggressione siriana. La guerra del ‘67 è dovuta tanto alla chiusura egiziana del golfo di Eilat quanto al tentativo siriano di deviare le sorgenti del Kinneret verso la piana di Damasco. La prima grande impresa ingegneristica dello Stato di Israele fu la costruzione di un grande canale per portare l’acqua dolce da Tiberiade fino a Beer Sheva, per circa 400 milioni di metri cubi l’anno. Dal lago vengono anche i cospicui rifornimenti d’acqua (al di là di quanto statuito nei trattati) che Israele fornisce alla Giordania e all’autorità palestinese, dove peraltro c’è la piaga dei furti d’acqua da parte degli arabi.
Purtroppo il cambiamento climatico si fa sentire anche in Medio Oriente. Ormai da cinque anni la regione, fragilissima da sempre sul piano idrico, è soggetta a un’intensa carestia che colpisce almeno dall’Iran all’Egitto. Israele si è preparata per tempo. Ha inventato e applica dappertutto nei suoi campi l’irrigazione a goccia, che fa risparmiare fino al 70% dell’acqua. Israele è leader mondiale anche nel riciclo delle acque reflue e “grigie”, che sono riutilizzate all’85%. Ha inoltre costruito numerosissimi bacini piccoli e medi in tutto il territorio per raccogliere l’acqua piovana quand’è troppo abbondante per essere assorbita dal terreno. E ha sviluppato il più grande sistema di desalinizzazione del mondo, da cui trae ormai la maggior parte dell’acqua usata nelle case.
Proprio questa abbondanza di impianti di desalinizzazione, che crescerà ancora nei prossimi anni permetterà di rimediare ai gravissimi problemi ecologici che la siccità rischia di provocare al Kinneret, che rischia di andare sotto al limite minimo perché la falda non sia invasa dal sale. Israele non solo ha ridotto a 40 milioni di metri cubi il prelievo, ma ha deciso di investire massicciamente per invertire il flusso dell’irrigazione, portando 100 milioni l’anno dal mare al lago. Il risultato di queste scelte è che in una regione più che mai assetata Israele è il solo stato capace di sostenere non solo i consumi della popolazioine e dell’industria, ma una fiorente agricoltura. Un riassunto delle politiche israeliane per l’acqua si può vedere in questo bel filmato
Ma come sempre le risorse, siano frutto di dono naturale o del lavoro dell’uomo, sono oggetto di ambizione e di invidia, e però costituiscono anche una leva politica potente. Dell’invidia della tentazione irresistibile di impadronirsi dei beni faticosamente realizzati dagli altri fa parte la “calunnia dell’acqua” che è parte importante della propaganda palestinista, secondo cui Israele ruberebbe l’acqua agli arabi assetandoli (per esempio: http://www.limesonline.com/israele-la-battaglia-dellacqua/4202). La verità è il contrario: la fornitura d’acqua all’Autorità Palestinese è stata definita negli accoridi di Oslo, poi in un accordo del 2013 e Israele ne fornisce di più, senza contare i numerosi allacciamenti abusivi e i furti (questi sì, furti) dai tubi dell’acqua dei singoli agricoltori arabi, che fanno di tutto per non pagare la bolletta.
Un altro capitolo è quello dell’influenza politica. Israele sta cercando di diffondere la sua competenza sul risparmio e l’uso corretto dell’acqua come strumento di amicizia fra i popoli. L’ha fatto molto in Africa, spedendo i suoi tecnici ad aiutare popolazione in difficoltà e il tema dell’acqua è stato anche al centro dei colloqui fra Netanyahu e Modi, il primo ministro di uno stato che in teoria è ricco d’acqua, ma la usa molto male, tanto da essere afflitto da periodiche siccità. Soprattutto Netanyahu ha di recente fatto una proposta straordinaria alla popolazione di uno stato nemico come l’Iran. Per dimostrare che non c’è odio fra israeliani e persiani, anzi amicizia fin dal tempo del re Dario, il primo ministro israeliano ha fatto predisporre un sito in farsi,. dove si spiegano tutte le tecniche del risparmio idrico e l’ha propagandato con un video direttamente rivolto ai persiani: verremmo volentieri ad aiutarvi aq rimediare alla siccità che colpisce il 95 per cento del vostro territorio a causa dell’incapacità dei vostri governanti, ha detto Bibi, ma non ci lasciano entrare. Cerchiamo di aiutarvi lo stesso da lontano. L’offerta ha destato le ire degli ayatollah ma ha suscitato molta approvazione nella popolazione e gli accessi al sito di risparmio idrico sono stati molto numerosi. Come fare ottima propaganda politica e aiuto umanitario al tempo stesso