Il mio primo incontro con la figura di Khomeini è avvenuto al liceo, leggendo una vecchia (e coraggiosa) intervista di Oriana Fallaci. Per quanto Oriana sia stata soggetta, di recente, a una sorta di damnatio memoriae, per cui tutti i suoi ultimi scritti vengono considerati il parto di una donna malata e incattivita, già in quell’intervista del 1979 sono presenti tutti i temi che trattò in seguito al 9/11.
Durante quella famosa intervista, la Fallaci chiese a Khomeini:
“Dunque quando lei parla del popolo, Imam, si riferisce a un popolo legato esclusivamente al movimento islamico. Ma secondo lei questa gente che si è fatta ammazzare a migliaia, decine di migliaia, è morta per la libertà o per l’Islam?”
Lui rispose:
“Per l’Islam. Il popolo si è battuto per l’Islam. E l’Islam significa tutto: anche ciò che nel suo mondo viene definito libertà, democrazia. Sì, l’Islam contiene tutto. L’Islam ingloba tutto. L’Islam è tutto.”
È stata proprio questa risposta, così simile a quella che avrebbe potuto dare Hitler -sostituendo “Islam” con “Nazismo” – a spingermi ad approfondire il pensiero dell’Ayatollah Khomeini.
Non è questa la sede per proporvi una trita e ritrita biografia di Khomeini, quello che mi interessa è cercare di farvi conoscere le linee essenziali del suo pensiero istituzionale e sociale, completamente ignorate dalla maggior parte degli storici e dei giornalisti occidentali. In un momento come questo, in cui Europa e Stati Uniti si piegano a un accordo sul Nucleare con Teheran che porta vantaggi solo a quest’ultima, l’ignoranza storica non è accettabile.
Eppure gli strumenti per procedere a una valutazione del pensiero di Khomeini sono stati messi a disposizione proprio in contemporanea con la sua Rivoluzione. Nel 1979 infatti, Jean-Marie Xavièr pubblica in Francia il libro “Principes politiques, philosophiques, sociaux et religieux”, in cui presenta una selezione di estratti di tre opere (Velayat-e faqih; Kachfol-Asrar; Tawdihol-Masaeldi) di Khomeini tradotte dal persiano. Il libro prende ben presto il titolo non ufficiale di “piccolo libro verde”, riportato già nella quarta di copertina da Xavièr.
Fra i primi principi politici proposti da Khomeini troviamo questo (ho utilizzato la traduzione in italiano presente su scribd):
“Il nostro unico e solo rimedio è rovesciare questi sistemi di governo corrotti e corruttori, e destituire dal potere quelle bande di traditori repressivi e despotici. Questo è il dovere dei Musulmani in tutti i paesi islamici; questa è la via della vittoria per tutte le rivoluzioni islamiche.”
“I Musulmani che desiderano ristabilire l’equilibrio politico della società, e obbligare quelli al potere a adattarsi alle leggi e princìpi dell’Islam, non hanno alternative all’infuori della Jihad armata contro i governi profani.”
Non esiste quindi alcuna possibilità di stabilire governi laici. Questi sono, ab origine, nemici dell’Islam e vanno combattuti per mezzo della Jihad armata.
Khomeini, onde evitare qualsiasi rischio di essere male interpretato dai suoi seguaci, specifica con chiarezza cosa intende quando dice di voler “obbligare quelli al potere di adattarsi alle leggi e principi dell’Islam”:
“Jihad significa conquistare tutti i territori non islamici. Simili guerre possono essere legittimamente dichiarate una volta instaurato un governo islamico degno del proprio nome, tramite la guida dell’Imam o per suo ordine. Sarà allora dovere di ogni maschio adulto e sano unirsi spontaneamente a questa guerra conquistatrice il cui fine ultimo è instaurare al potere la legge coranica da un capo all’altro della Terra.”
“[…] tale conquista, che si distinguerà da tutte le altre guerre conquistatrici, che sono ingiuste e tiranniche e disdegnano i princìpi morali e civilizzatori dell’Islam.”
Durante la lettura, bisogna tenere sempre ben presente che Khomeini è stata la massima autorità religiosa e politica sciita degli ultimi secoli, e i suoi scritti permeano tutt’ora la vita politica iraniana.
Probabilmente i soggetti che abbiamo visto felici e trionfanti dopo il recente accordo sul Nucleare iraniano non hanno alcuna conoscenza del pensiero khomeiniano. Oppure sono in malafede. Strano che quel “fine ultimo è instaurare la legge coranica da un capo all’altro della Terra” abbia allarmato solo Israele, mentre non sia stato considerato dalle repubbliche laiche occidentali:
“La fede e la giustizia islamica esigono che all’interno del mondo musulmano non si consenta la sopravvivenza di governi anti-islamici. L’instaurazione di un potere laico pubblico equivale all’opposizione attiva al progresso dell’ordine islamico. Qualsiasi potere non religioso, in qualsiasi veste e forma, è necessariamente un potere ateistico, lo strumento di Satana; rientra nei nostri doveri intralciarlo e combatterne gli effetti. Un siffatto potere satanico non può che generare altro che corruzione sulla terra, quel male supremo che deve essere combattuto spietatamente e sradicato.”
Non parliamo quindi di una proclama generico, ma di una direttiva precisa, che per gli sciiti è l’equivalente di un nostro dovere giuridico. Per Khomeini e, di conseguenza, per attuali politici iraniani, di cui il primo sarà sempre la guida più autorevole, l’Occidente è Satana. In realtà, qualsiasi cosa non coincida perfettamente con l’idea khomeiniana di repubblica islamica è diretta emanazione di Satana e va combattuta fino al suo totale annientamento.
Non parliamo, ripeto, solo di Israele, comunque abbandonato da buona parte dell’Occidente come fosse un avamposto non difendibile o che non è più conveniente difendere, ma di tutto il mondo non musulmano. E una bomba atomica, quando si parla di annientare e sradicare, è senz’altro uno strumento efficace. Specie dopo aver fatto credere al mondo, secondo lo schema classico della taqiyya sciita, di volere solo la pace. Ovviamente, i lavori di Khomeini sono ricchi di spunti antisemiti e anticristiani. Egli si riconnette agli insegnamenti di Maometto, che vedeva nei cristiani e negli ebrei gli autori della falsificazione della parola divina attraverso la Bibbia, e aggiunge a questi la solita sovrastruttura complottista che accusa gli ebrei di voler essere i padroni del mondo.
Cosa strana da sostenere, lo ammetterete, per uno che vuole sottomettere il globo alla legge islamica. I passi qui sotto sono, in questo senso, esplicativi:
“Il movimento islamico conobbe i suoi primi sabotatori negli Ebrei, la fonte di tutte le calunnie anti-islamiche e degli intrighi tuttora in opera.”
“Oggi vediamo come gli Ebrei – possa Allah umiliarli! — hanno manipolato le edizioni del Corano pubblicate nei territori occupati. Dobbiamo protestare, far capire a tutti che questi Ebrei sono inclini alla distruzione dell’Islam e all’instaurazione di un governo ebraico mondiale. Ma, siccome sono un popolo astuto e laborioso, temo –possa Allah proteggerci da tutto questo! – che prima o poi potrebbero riuscire nel loro intento e che, per via della debolezza di alcuni dei nostri, potremmo un giorno ritrovarci a essere governati dagli Ebrei — Allah, proteggici da questo!”
Insomma, sottoscrivendo l’accordo sul nucleare abbiamo firmato anche molte altre cose. Si tratta di “fra le righe” molto più pesanti di qualche macchinario per l’arricchimento dell’uranio o dei 150 miliardi regalati all’Iran. Parliamo della completa accettazione politica di uno stato che ha, come fine ultimo, la distruzione di Israele e di ogni governo laico sulla Terra, e della completa genuflessione delle democrazie occidentali davanti a un mostro totalitarista basato sulla sharia e sulle prescrizioni di un anziano psicotico come Khomeini.