L’attentato a New York per vendicare Gaza. Sarebbe questa la molla che ieri mattina – 7,30 ore locali – ha spinto Akayed Ullah a recarsi a Port Authority, la stazione centrale dei bus della Grande Mela con l’intento di commettere una strage.
Il 27enne, nato in Bangladesh, indossava una “pipe bomb”, un tubo idraulico che aveva riadattato a bomba riempiendolo di esplosivo, viti, chiodi e diversi oggetti metallici. La fabbricazione rudimentale dell’ordigno è stata la salvezza dei passanti nella zona della metropolitana. Dei presenti, infatti, oltre all’attentatore, sono rimaste ferite in maniera non grave tre persone.
Ullah ha confessato di aver costruito la bomba, servendosi di istruzioni trovate su Internet, e di aver commesso il vile gesto come atto di rivalsa per le presunte azioni di Israele contro la Striscia di Gaza. A darne notizia è una fonte investigativa citata dalla CNN.
La polizia di New York sta indagando per attacco terroristico. A confermarlo è stato il sindaco di New York Bill De Blasio: “È stato un tentato attacco terroristico”.
Ma chi è Akayed Ullah?
È un 27enne che nel 2011 è arrivato negli Usa dal Bangladesh. Viveva a Brooklyn e nel 2015 aveva fatto scadere la propria licenza come autista privato di taxi. Ieri, alle ore 7,30 del mattino, avrebbe voluto diventare un kamikaze e uccidere quante più persone possibile fra la Settima e l’Ottava Avenue di Manhattan, proprio sotto Times Square, anche se alcuni voci ritengono che la bomba sia scoppiata per errore e il suo obiettivo in realtà fosse un altro. Fermato dalla polizia, l’aspirante suicida è stato trasportato in ospedale.
Cosa c’è dietro questo tentativo di attentato?
C’è solita volontà suicida di attaccare il mondo libero, cittadini inermi che ogni mattina si recano al lavoro per fare del loro meglio e vivere la propria vita. Quel mondo libero che nulla ha fatto contro questi attentatori. Quello stesso mondo libero che trasporta in ospedale l’attentatore ferito e diventato vittima della sua stessa bomba.