Como, naziskin e i migranti. Nella città lombarda è andata in scena in una vera e propria irruzione di una quindicina di militanti del Veneto Fronte Skinhead durante una riunione di Como Senza Frontiere, una rete che unisce decine di associazioni a sostegno dei migranti.
Lo spiacevole episodio è accaduto in una sala del Chiostrino di Santa Eufemia, dove un gruppetto di neofascisti in perfetto stile squadrista ha letto un volantino contro l’immigrazione davanti ai volontari increduli e impauriti.
Capelli rasati, bomber neri e una postura ferma, la cui sicurezza è data solo dalla presenza di un gruppo e non dal reale valore di un discorso delirante, in cui si è parlato di “sostituzione” del popolo europeo con dei “non popoli”.
“Per tutti voi figli di una patria che non amate più…” è stata l’accusa rivolta ai presenti dal sedicente portavoce naziskin, che ha terminato il discorso, dicendo:
“Ora potete riprendere a discutere di come rovinare la nostra patria e la nostra città. Nessun rispetto per voi”.
Fine dell’irruzione per i militanti del Veneto Fronte Skinhead, fondato nel 1986 da Piero Puschiavo e Ilo De Deppo, che non ha mai nascosto la propria matrice antisemita e razzista e che a lungo è stato legato alla tifoseria organizzata dell’Hellas Verona.
Negli ultimi mesi Veneto Fronte Skinhead è tornato a “battere” il territorio del nord Italia con una certa continuità. L’attuale presidente è Giordano Caracino è intervenuto sulla vicenda scrivendo un post su Facebook:
“Siete in grado di trasformare in violenza la lettura di un comunicato…antifascisti. Passi lo scontro che sappiamo rifiutate sempre, ma se proprio non reggete neanche più il confronto democratico basato sull’avere delle idee discordanti, se i vostri timpani sono talmente fragili che si lacerano all’ascolto della verità, smettetela di fare politica, fate altro, origami o ricamo per esempio!”
A colpire è la volontà di legittimare un’azione, che per i protagonisti ha significato una denuncia per violenza privata, e le parole “confronto democratico”.
Cosa c’è di democratico in un’irruzione?