Terrorismo–Italia, altri due espulsi. È l’estrema sintesi del provvedimento preso nei confronti di un cittadino macedone e uno albanese, rispettivamente 36 e 27 anni. I due erano residenti in provincia di Bari e rientrati nell’attività investigativa svolta dalla Digos del capoluogo pugliese, che ha scoperto i loro rapporti a mezzo social intrattenuti con un marocchino arrestato per la sua vicinanza all’Isis.
Nello specifico, il lavoro della Digos ha individuato e monitorato il contratto fra i due espulsi che frequentavano in maniera assidua una comunità islamica della provincia di Bari e molto vicini alla radicalizzazione. Secondo le indagini, nei profili Facebook dei due sono emersi post inneggianti lo jihadismo, messaggi antioccidentali e antisemiti.
Dal 2015, anno in cui è entrata in vigore la normativa in materia di espulsioni, è il primo provvedimento di questo tipo. I due sono stati rimpatriati e per cinque anni saranno impossibilitati a entrare in area Schengen.
Le indagini antiterrorismo in Italia sono state svolte anche a Napoli, dove è stata scoperta una vera e propria centrale che forniva documenti falsi. Il primo bilancio è di quasi diecimila unità. Il blitz della polizia locale è avvenuto a ridosso di piazza De Nicola, a pochi passi dalla casbah di Porta Capuana.
Poche certezze sulle generalità del responsabile che è stato arrestato: dice di chiamarsi Alì Mustafà, di avere 42 anni e di aver lavorato in Italia per dieci anni, otto di cui a Napoli.
Dalla fotografia che emerge in materia di terrorismo islamico in Italia, oltre alla concentrazione al nord c’è un’attività cospicua anche al sud. Ragione per cui si sta intensificando il controllo del territorio.
In Italia c’è un pericolo reale riguardo al terrorismo. Le espulsioni non sono provvedimenti di facciata, ma atti a combattere tutte le attività legate allo jihadismo.