Elezioni, Germania ed estrema destra. Sembrerebbe una lezione di scuola sull’ascesa del nazismo, su come Adolf Hitler riuscì a diventare il Fuhrer dopo esser finito in carcere e una breve e modesta carriera come pittore. E invece no, è la realtà della Germania nel 2017, che nella tornata elettorale di ieri, ha fatto registrare un clamoroso risultato: Alternative fuer Deutschland (12,6%) è il terzo partito del paese, dopo la Cdu di Angela Merkel (33%) e la Spd di Martin Schulz (20,5%).
Clamoroso ma non inatteso. Se è vero che la Afd è una giovane realtà politica, nata solo quattro anni fa (nel 2013 prese il 4,7%, sfiorando la soglia del 5% per entrare in Parlamento), lo è altrettanto il rigurgito nazista che sta caratterizzando l’Europa negli ultimi tempi. I raduni di gruppi di estrema destra in varie città del Vecchio Continente, l’odio e l’intolleranza che pervade il web sono stati campanelli d’allarme, assordanti solamente per chi aveva orecchie attente per ascoltare.
A questo proposito occorre soffermarsi sul cinguettio di Frauke Petry, presidente del partito di estrema destra tedesco:
“Prima ti ignorano, poi ridono di te, poi ti combattono e poi tu vinci. Grazie”.
Prima ti ignorano è una frase eloquente dell’atteggiamento dei politici (tedeschi in questo caso) nei confronti dell’estrema destra, che nell’indifferenza di molti ha germogliato in un momento storico che sta rivedendo il ritorno di sentimentalismi nazionalistici.
L’ Afd è diventato un interlocutore nella formazione del nuovo governo tedesco, motivo che ha spinto il candidato di punta di Afd, Alexander Gauland, a parlare in toni trionfalistici:
“Siamo nel parlamento tedesco e cambieremo questo paese. Combatteremo contro Merkel o chiunque sarà alla guida del governo”.
Gli fa eco la numero due Afd Alice Weidel.
“Milioni di elettori ci hanno affidato il compito di portare avanti un lavoro costruttivo di opposizione in Parlamento”.
Serve altro per capire la pericolosità dell’estrema destra in Europa?
(Nella foto: Alice Wiedel)