La vita regala gioie inaspettate. Anche quando il punto di partenza è la Shoah. Una storia incredibile con un finale lieto quella di Alex Kafri, ingegnere di Haifa, 71 anni. Per tutta la vita ha creduto che la famiglia del padre in Lituania avesse avuto la stessa funesta sorte di quella della madre, morta per mano della Germania nazista. E invece no, grazie ad alcune ricerche ha scoperto di avere tantissimi parenti dislocati in tutto il mondo.
Dieci anni fa Kafri, nonno di nove nipoti, ha iniziato le ricerche. David, suo padre, arrivò nell’odierna Israele nel 1920, ma non aveva mai parlato della famiglia rimasta in Lituania. Kafri ha cominciato a indagare dopo la morte del genitore, rendendo ancora più complessa la ricerca.
Gli unici dati in suo possesso erano una sorella e un fratello del padre, entrambi senza figli e già morti e il cambio del nome da Kukla a Kafri effettuato dal nonno per ebraicizzare il cognome una volta arrivato in Erez Israel. Le diverse maniere di traslitterare il cognome ha portato un ulteriore ostacolo alla ricerca.
Come nelle favole però, quando le speranze sembravano lasciar spazio alla delusione, arriva il colpo si scena. 24 aprile 2017: Kafri riceve una telefonata da sua figlia, la quale gli racconta che una sua collega aveva postato su Facebook un messaggio di cordoglio per i familiari scomparsi nell’Olocausto: il cognome era Kukla.
Kafri scrive subito un commento sul post e poco dopo riceve un’altra telefonata:
“Tre ore più tardi mi ha chiamato al telefono una donna, Alisa Godfrey Stein, di Seattle. Mi ha chiesto quali altri dettagli avevo sulla famiglia di mio padre. Le ho scritto le poche cose che sapevo e dopo tre ore mi ha mandato un link a un enorme albero genealogico, con il nome di mio padre.<Sei parte della nostra famiglia>, mi ha scritto”.
Passano poche ore e Kafri riceve un’altra terza da Ian Levine, di Londra, che aveva fatto ricerche simili alle sue. Dalle ricerche di tutti i protagonisti si è scoperto chela famiglia Kukla è formata da 500 sparse nel mondo, che poi si sono incontrate in una grande riunione a Londra. Come racconta Kafri:
“Il momento più emozionante è stato quando siamo entrati nella sala conferenze dell’albergo, dove c’era stampato il nostro albero genealogico: era lungo trenta metri”.