BBC, antisemitismo e Times. Un triangolo che non avrebbe ragione d’essere. E invece come spesso accade il sentimento anti-ebraico diventa una falsa “spiegazione” perfetta e un collante troppo affascinante per gli odiatori di professione.
A formare il triangolo in questione è stato Kevin Myers che nell’edizione irlandese del quotidiano ha commentato il caso dei compensi della BBC e della lettera diretta all’emittente spedita da 42 donne, che chiedevano parità di trattamento e di stipendi per giornalisti e giornaliste.
Kevin Myers nell’editoriale “Scusate, signore-la parità di retribuzione va guadagnata”, ha suggerito che la giornalista Vanessa Feltz e la presentatrice Claudia Winkleman siano tra le meglio pagate in quanto ebree: “Gli ebrei sono generalmente noti per vendere il loro talento a prezzi alti”.
Parole che hanno suscitato le polemiche di molti lettori e hanno costretto il direttore Martin Ivens a etichettare come “inaccettabili” i commenti che non dovevano essere scritti sul quotidiano.
Il contenuto antisemita dell’articolo è stato accompagnato anche da un’altra affermazione assai discutibile secondo cui gli uomini “lavorano di più, si ammalano di meno e restano raramente incinti”.
L’episodio di cui si è reso protagonista Kevin Myers è solo l’ennesimo nel quale si tenta di spiegare con la religione un qualcosa che invece ha a che fare esclusivamente con le capacità professionali e lavorative.
La considerazioni sono due.
Un quotidiano prestigioso come può pubblicare un articolo in cui sono presenti accuse contro gli ebrei e offese contro le donne? Il provvedimento del direttore non dovrebbe essere correttivo, ma preventivo.
“Gli ebrei sono generalmente noti per vendere il loro talento a prezzi alti”. Questa non è una prerogativa ebraica, ma di tutti: chiunque non vuole svalutare sé stesso e il proprio lavoro. L’appartenenza religiosa non c’entra nulla.