La spiaggia fascista, la spiaggia del Duce. Così è stato rinominato lo stabilimento balneare “Punta Canna” a Chioggia, comune nella città metropolitana di Venezia. A dirigerlo è Gianni Scarpa 64 anni, nostalgico del Ventennio e di Benito Mussolini, che ora rischia una denuncia per apologia di fascismo. La sua conduzione è stata messa sotto accusa dalla Digos e dalla polizia scientifica, che sono state mandate sul posto dal questore di Venezia, Vito Danilo Gagliardi, che ha definito questa “vicenda raccapricciante”.
A denunciare il tutto è stato il quotidiano Repubblica, che ha scoperto cosa accadeva a Chioggia.
Il cartello d’ingresso del parcheggio che porta alla spiaggia non lascia spazio a dubbi o a interpretazioni: “Zona antidemocratica e a regime. Non rompete i c…”.
Sulle traversine in legno prima di arrivare alla spiaggia, un cartello avvisa i bagnanti: “Regole: ordine, pulizia, disciplina, severità. Difendere la proprietà sparando a vista ad altezza d’uomo, se non ti piace me ne frego! Servizio solo per i clienti… altrimenti manganello sui denti”.
La frase di Ezra Pound (“Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui”) precede l’insegna che indica i bagni: “Questi sono i gabinetti per lui, per lei, per lesbiche e gay”.
Un cartello sulla cabina accanto al bar recita: “Vietato entrare, camera a gas”. Di tutto questo e del comportamento degli ospiti, si è sempre vantato Gianni Scarpa:
“Sono contento di avere gente che ha capito il mio messaggio. La maggior parte l’ha capito, quelli che non l’hanno capito si autoeliminano da soli. Dovete essere anche voi orgogliosi. Immaginate 650 persone dalle altre parti… con un afflusso di gente così… quanta merda ci sarebbe in giro. Voi sapere meglio di me che il 50% della popolazione mondiale è merda. Di conseguenza io quella roba lì qui non la voglio”.
Cosa accadrà ora?
Si stanno facendo indagini come ha affermato il questore di Venezia Vito Danilo Gagliardi:
“Stiamo raccogliendo tutti gli elementi possibili, anche sulla concessione demaniale ottenuta dal proprietario del lido. Invieremo una denuncia alla magistratura la quale, a sua volta, prenderà i necessari provvedimenti”.
Una dura e ferma condanna è arrivata dalla presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, che a Repubblica ha detto:
“Sono sconcertata. Grazie al vostro giornale per la coraggiosa denuncia, ma è grave che debba essere il giornalismo e non le autorità ad accorgersi e a denunciare questi casi vergognosi. Mi chiedo dove siano la politica e le istituzioni che dovrebbero vigilare. Le immagini che abbiamo visto sono un oltraggio alla memoria delle vittime della Shoah e un’offesa alle istituzioni democratiche del nostro Paese”.