Piovono missili su Israele. E da più parti. Non stiamo parlando delle bordate politiche arrivate da Onu ed Europa negli ultimi mesi, ma di missili veri e propri come ciclicamente accade allo Stato Ebraico. Alcuni sono arrivati dal Sinai e diretti verso Eilat, città sbocco sul Mar Rosso, anticipati da un altro sparato dalla Striscia di Gaza verso Ashkelon, altra località che si affaccia sul mare (Mediterraneo).
Non ci sono danni e feriti ma solo perché il sistema antimissilistico israeliano Iron Dome ne ha intercettati almeno tre. La paura però è stata tanta per i civili, che hanno sentito potenti esplosioni e vivono nell’angoscia di nuovi attacchi.
Il lancio di missili verso Eilat è stato rivendicato dall’Ansar Bait al-Maqdis, la branca egiziana dell’Isis, che ha messo nel mirino la città che si trova al confine con la Giordania e l’Egitto, vicinissima alla Penisola del Sinai, zona dove opera, per l’appunto, lo Stato Islamico. L’esercito israeliano al momento non ha fatto alcuna ipotesi su chi possa esser stato ad attaccare il proprio territorio.
Il lancio di missili verso Ashkelon, invece, è arrivato da Gaza per mano di Hamas, l’organizzazione terroristica che vanta numerosi amici e appoggi in Italia.
Italia che troppo spesso cade nella trappola della propaganda palestinese, che mira a demonizzare Israele, rendendolo colpevole delle condizioni di vita tutt’altro che agiate degli abitanti della Striscia.
La presunta giustificazione di chi non biasima il lancio di missili verso Israele è sempre la stessa: la mancanza di morti e feriti.
Se ciò non avviene non è certo per l’incapacità dei missili lanciati, ma grazie all’eccellente capacità del sistema antimissilistico di Israele, che inficia non poco il bilancio del governo di Gerusalemme, costretto a sacrificare parte dei suoi fondi per difendersi da questi attacchi, anzi che investirli in altri campi che sarebbero molto più utili alla popolazione di tutto il mondo: su tutti tecnologia e medicina.
Un’altra presunta giustificazione di chi non biasima il lancio di missili verso Israele è che le città attaccate sono quelle più vicine al confine. A parte la totale infondatezza, come se la prossimità possa essere una scusante, c’è da registrare la scientificità delle azioni terroristiche.
Eilat, infatti, è una rinomata località turistica, i cui attacchi subiti vogliono mettere paura non solo agli abitanti ma anche a tutti coloro che la scelgono come meta per le proprie vacanze, colpendo in un sol colpo sia i cittadini di Israele che la sua economia.