Dai ring professionistici a quelli rimediati e senza regole di Auschwitz. Il passo è stato breve per Leone Efrati, detto “Lelletto”, un bravissimo pugile italiano a cui è stata interrotta la carriera e la vita per una colpa che non dovrebbe essere tale: essere ebreo.
Efrati, nato a Roma il 16 maggio 1916, aveva tecnica e temperamento, qualità che prima furono apprezzate in Italia negli incontri disputati con i futuri campioni europei Gino Bondavalli e Gino Cattaneo, perdendo due volte con il primo e ottenendo una sconfitta e una vittoria con il secondo; poi in Francia, dove nel 1938 sconfisse alcuni fra i più quotati pugili transalpini: Alf Piette, Auguste Carrio, Henri Barras a Gaston Maton.
I successi oltre i confini nazionali lo convinsero a trasferirsi negli Stati Uniti per tentare quel sogno americano di indossare i guantoni e gareggiare con i più forti. Sogno che divenne realtà la fine di dicembre 1938 al Coliseum di Chicago quando affronta il detentore del titolo NBA Leo Rodak. Un match molto equilibrato, tanto che le cronache dell’epoca raccontano di giudici più che mai incerti nell’assegnazione del titolo, che però va al campione a stelle e strisce.
Efrati non riesce a vincere, ma la sua popolarità raggiunge l’apice, motivo per cui gli Usa gli offrono ospitalità e la conseguente sicurezza economica. Lelletto rifiuta perché vuole tornare in Italia per stare accanto alla sua famiglia, siamo nel 1939 e in Europa si percepisce che di lì a breve scoppierà una guerra. Tornato in patria, non riuscì a evitare il rastrellamento e la deportazione ad Auschwitz, dove fu costretto dai suoi aguzzini a combattere contro pugili più pesanti di lui per soddisfare la loro bramosia di scommesse e il loro divertimento. Un giorno viene a sapere che il fratello era stato picchiato dai kapò del campo e decise di sfidarli. I primi vanno al tappeto, dove poi andrà lui sotto i colpi delle altre guardie accorse, che lo lasciano a terra esanime.
Leone Efrati, detto “Lelletto”, morì ad Auschwitz il 16 aprile 1944, anno che sembra lontano e invece è più vicino di quello che si pensa…