Poche parole per liquidare la questione Siria. “Sono sicura che la caduta di Aleppo non metterà fine alla guerra”. Così il capo della diplomazia europea, Federica Mogherini, si esprime sui combattimenti nella città martoriata e distrutta dalla guerra tra lealisti di Assad e ribelli dell’Isis. E’ una strage quotidiana, perpetrata da entrambe le parti. I combattenti dell’Isis, in ritirata, fanno terra bruciata, uccidendo senza ritegno uomini, donne e bambini. Le truppe di Assad, con il sostegno della Russia, pur di liberare gli ultimi quartieri in mano agli insorti, bombardano a tappeto, colpendo, naturalmente e in modo indiscriminato anche i civili inermi. Le vittime, ormai, non si contano più. Ma l’Alto Commissario agli Affari Esteri e alle politiche di sicurezza dell’Unione Europea, Federica Mogherini, di tutto ciò non fa cenno, se non con questa dichiarazione sibillina, che suona un po’ strana. Come dire: è inutile che combattete l’Isis ad Aleppo. O forse, c’è da chiedersi, se non pensi che è proprio inutile combattere l’Isis…
Ma se sulla Siria, la Mogherini è così vaga, quasi indifferente, ben diverso è il suo atteggiamento quando si parla di Israele. L’ultima sua uscita, riguarda, il Bds (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro lo Stato Ebraico). Anziché condannare il movimento che demonizza Israele, lei lo difende. In una recente dichiarazione, a seguito di un’interrogazione al Parlamento europeo da parte del Comitato palestinese per il Bds, la Mogherini ha detto che “l’invito a boicottare Israele fa parte della libertà di espressione”. Secondo la Mogherini “l’Unione europea sostiene con forza il diritto dei cittadini a boicottare Israele” in quanto “l’Ue difende la libertà di espressione e di associazione, in conformità con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea che si applica agli Stati membri anche per quanto riguarda le azioni Bds condotte entro i confini”. Federica Mogherini ha aggiunto che la libertà di espressione è valida anche “per le idee che offendono, destano scalpore o disturbano uno Stato o una parte della popolazione”. E poco conta che il Bds non sia un’organizzazione che tuteli i diritti umani (e infatti tace totalmente, ad esempio, sulla recente costruzione in Libano di un muro che blocca i palestinesi dentro il loro campo profughi), ma che abbia invece come unico scopo, quello di danneggiare se non distruggere Israele.
Sull’argomento la posizione dei Paesi europei è difforme. Gran Bretagna e Spagna hanno messo fuori legge il Bds. La Svizzera ha annunciato recentemente che non finanzierà alcuna campagna in favore del boicottaggio economico nei confronti di Israele e bloccherà gli aiuti a Ong che incitano alla violenza e all’antisemitismo. L’impegno del Paese sarà rivolto alla promozione della pace e del rispetto dei diritti fondamentali di tutte le parti in causa nel conflitto israelo-palestinese: il Consiglio federale si impegnerà per una pace negoziata, giusta e duratura. Altri tre Paesi, Svezia, Olanda e Irlanda, invece si sono espressi ufficialmente in favore del Bds.
Ma questa presa di posizione della Mogherini, personaggio notoriamente filo-palestinese, non è che l’ultima di una lunga serie. Ricordiamo il provvedimento, votato in tutta fretta, con il quale l’Unione europea giusto un anno fa ha varato l’etichettatura obbligatoria dei prodotti israeliani provenienti dalla Cisgiordania. Accusata di antisemitismo, la Mogherini ha replicato affermando che i cittadini hanno il diritto di sapere da dove provengono, esattamente, tutte le produzioni, ribadendo che l’Ue non riconoscerà confini israeliani successivi al 1967 “diversi da quelli concordati dalle parti interessate” e che “dichiarare gli insediamenti israeliani illegali ai sensi del diritto internazionale non può in alcun modo essere considerato antisemitismo”. A chi gli ha fatto notare che tale atteggiamento non è stato riservato, ad esempio, ai prodotti provenienti dai territori occupati dalla Turchia nella parte settentrionale di Cipro o dalla Cina in Tibet ha replicato seccamente. “Le situazioni di Turchia e Cina – ha tagliato corto senza dare spiegazioni – sono differenti da quella di Israele”.
E non servirà far notare, altro esempio, che per l’olio, i cittadini non hanno il diritto di sapere l’esatta provenienza, visto che su talune bottiglie di olio comunemente vendute in tutta Europa, si può trovare la scritta “olio proveniente da Paesi dell’Unione europea”. Dunque in questo caso, il cittadino non ha il diritto di sapere se è olio italiano, spagnolo, greco, o altro ancora…
Un altro tasto molto caro all’alto rappresentante della politica estera europea, è quello dei confini. La Mogherini continua a ripetere che l’Unione Europea riconosce Israele «solo entro i confini del 1967» e quindi non ritiene il Golan annesso unilateralmente nel 1981 come parte del territorio israeliano, allineata in questo all’Onu, che nei giorni scorsi ha votato una mozione che ne chiede la restituzione alla Siria. Ma quale Siria? Quella di Assad, quella dei ribelli moderati anti-Assad, all’Isis, agli Hezbollah manovrati dall’Iran?
L’offensiva anti-israeliana, dunque, continua, da parte di un’Europa e di organizzazioni internazionali, ormai solo accecate dall’odio verso Israele e inermi di fronte al dilagare del terrorismo islamico.