Non c’è pace per l’allenatore Avram Grant. Questa volta a scagliarsi contro l’ex mister del Chelsea sono i tifosi egiziani. Domenica 13 novembre ad Alessandria si giocherà una partita di qualificazione per i Mondiali di calcio, che si disputeranno in Russia nel 2018, tra Egitto e Ghana, guidato dal coach israeliano.
Secondo i rapporti, l’Egitto ha ricevuto una notevole quantità di minacce e messaggi di odio nei confronti di Grant. Un membro della Football Association egiziana ha detto che i tifosi locali hanno chiesto alle autorità di vietare la concessione a entrare nel paese al ct del nazionale africana, rivelando che questi potrebbe essere fatto oggetto di attacchi una volta toccato il suolo egiziano.
La Federazione egiziana ha deciso di non correre rischi e ha annunciato che rafforzerà la sicurezza intorno a Grant, così come ha richiesto anche la Ghana Football Association per bocca del suo vice presidente George Afriyie.
Non è la prima volta che Grant è oggetto di discriminazioni e intolleranza. Nella scorsa estate la nazionale dell’Algeria aveva annullato l’amichevole prevista per settembre contro il Ghana, proprio perché allenata da un israeliano. Quattro anni fa, la Sepahan Isfahan, squadra che milita nella Serie A iraniana, decise di non disputare un’amichevole con la squadra serba del Partizan, allora allenata da Grant.
I buoni sentimenti porterebbero a scrivere che lo sport (il calcio in questo caso) e la politica dovrebbe viaggiare su binari diversi. E invece no, perché questo è il terzo episodio che riguarda Avram Grant e uno tanti che accadono in Mondiali, Europei, Olimpiadi e addirittura in partite di beneficenza e Paralimpiadi. Per molti le discipline sportive non sono altro che un’arma da scagliare contro presunti nemici politici.
Per i più distratti: il 26 marzo 1979 a Washington fu firmato il trattato di pace fra Israele ed Egitto, a seguito degli accordi di Camp David dell’anno precedente.
37 anni dopo tifosi egiziani minacciano un allenatore israeliano…