Il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella in visita in Israele ha ribadito la grande collaborazione tra i due Paesi. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, in seguito all’astensione dell’Italia al voto Unesco sul Monte del Tempio e la gaffe del viceministro israeliano alla Cooperazione regionale Ayoub Kara sul terremoto, il Capo dello Stato ha gettato acqua sul fuoco:
“I rapporti tra Italia e Israele hanno radici in tempi antichi, si tratta di una lunga storia comune con rapporti bilaterali straordinari. Israele, con la sua democrazia così forte e vitale, costituisce un modello per tutta la regione. L’Italia sarà costantemente dalla sua parte ogni volta che il suo diritto e dovere a esistere fosse messo in dubbio”.
Parole ferme quelle di Mattarella che ha sottolineato la “preoccupazione” per lo stallo nel processo di pace fra Israele e palestinesi, che potrebbe scaturire “nuove fasi di radicalizzazione di carattere etnico e religioso”, motivo per il quale occorre lavorare “per il dialogo e la reciproca comprensione”.
Ospite a Gerusalemme del suo omologo israeliano Reuven Rivlin, Mattarella ha scelto come primo luogo da visitare nella Capitale d’Israele lo Yad VaShem (memoriale dell’Olocausto) dove “si avverte ancora una volta a pieno l’orrore della Shoah”.
In questo luogo, l’inquilino del Colle ha rilevato che:
“Si trova il grado di abiezione della malvagità che può colpire il genere umano e questo luogo, che fa da memoria davvero a quanto accaduto, è un antidoto e un anticorpo affinché non si ripetano orrori come questo. Questo monumento non è soltanto di Israele ma di tutto il mondo per ricordare che bisogna impegnarsi come sempre per far prevalere il bene sulla malvagità. Ciascuna vita spezzata è stata una perdita per l’umanità e ricordarli tutti singolarmente nei nomi e nella storia personale è un modo per far vincere la giustizia contro il male”.
Sergio Mattarella ha sempre dimostrato grande vicinanza al popolo ebraico, come in occasione del suo discorso d’insediamento al Colle, quando ricordò Stefano Taché, vittima di un attacco di terroristi palestinesi nell’attentato alla Sinagoga Maggiore di Roma il 9 ottobre 1982: “Era un nostro bambino, un bambino italiano”.