È sempre allarme terrorismo in Italia. Le indagini svolte dalla nostra intelligence hanno portato a Genova all’arresto di un siriano accusato di associazione e arruolamento con finalità di terrorismo. Arresto che è stato reso noto da un cinguettio della polizia. Il 23enne, residente con la famiglia a Varese, è stato messo in manette grazie a un’indagine diretta dalla Procura Distrettuale Antiterrorismo di Genova e coordinata dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, secondo cui il giovane aveva l’intenzione di recarsi in Siria per unirsi alle fila di Jabat al Nusra. Il siriano, infatti, era intento a pianificare l’imminente viaggio che ha spinto l’Autorità giudiziaria a emettere, a fronte del “pericolo di fuga”, la misura pre-cautelare del fermo. Al momento non sono emersi possibili progetti di attentati sul territorio italiano, ma solo collegamenti fra l’arrestato e la Siria. Sempre nel capoluogo ligure sono stati perquisiti altri stranieri residenti in stretti rapporti con il siriano.
Questo arresto fa seguito all’espulsione di un pakistano dall’Italia avvenuta nei giorni scorsi su ordine del ministero dell’Interno dopo le indagini svolte dai carabinieri del Ros e da quelli di Milano. L’atto nei confronti del 26enne residente a Vaprio d’Adda è stato definito “di prevenzione antiterrorismo” dalle nostre autorità, secondo le quali il soggetto aveva giurato fedeltà al Califfato ed era pronto ad arruolarsi tra le fila dell’Isis.
L’arresto del siriano a Genova evidenza quella che sta diventando una vera e propria caratteristica del terrorismo islamico in Italia. Da quello che emerge fra gli arrestati prima e dopo gli attentati di matrice islamica che hanno sconvolto Francia e Germania, è che lo jihadismo usi il nostro paese come base logistica o di transito senza alcuna progettualità di compierci atti terroristici. Una situazione che ha caratterizzato l’Italia a cavallo degli Anni 70 e 80. La storia sempre ripetersi…