I recenti attentati di matrice islamica in Europa hanno riacceso il dibattito sulla divisione all’interno della religione di Maometto: islamici moderati e islamici estremisti. Una dicotomia, buoni e cattivi, chi condanna il terrorismo e chi lo compie e lo appoggia. Vero, almeno per quello che riguarda i rapporti fra l’Islam e il Cristianesimo. Ne è prova la preghiera della scorsa domenica fatta dagli islamici moderati assieme ai fedeli cristiani come segno di vicinanza al dolore per l’uccisione di padre Jacques Hamel e lontananza dal terrorismo. Il problema nasce quando nel dibattito entra lo Stato d’Israele e la ferma condanna iniziale diventa un attacco vero e proprio.
Ne è prova l’intervista rilasciata da Sulaiman Hijazi, portavoce della comunità musulmana di Cagliari e ora attivista di un’associazione filo-palestinese, che prima si esprime in maniera moderata sull’attuale situazione in Europa, poi alla domanda della giornalista de L’Unione Sarda “Teme più l’Isis o Israele?”, risponde:
Israele, perché da 70 anni occupa terre non sue e ci tiene segregati come animali. L’Isis è recente e credo che la soluzione politica per renderli inoffensivi si possa trovare nell’incontro tra mondo islamico moderato e mondo occidentale. Mentre è molto più difficile convincere Israele che in tutto questo tempo non ha raggiunto un compromesso accettabile.
Segregazione che rimanda all’apartheid in Sudafricana, cavallo di battaglia del movimento BDS, e occupazione della terra, cavallo di battaglia di tutti coloro che usano lo scudo dell’antisionismo per proteggere il proprio antisemitismo. Questa dichiarazione non vuole essere una semplificazione dell’idea del Islam moderato nei confronti d’Israele, ma deve far riflette. E molto.
Nei giorni scorsi, intanto, i carabinieri del Ros e quelli di Milano, su ordine del ministero dell’Interno, hanno espulso un pakistano di 26 anni che era residente a Vaprio d’Adda. L’atto è stato definito “di prevenzione antiterrorismo” dalle autorità italiane. Secondo gli investigatori il soggetto aveva giurato fedeltà all’integralismo islamico ed era pronto al martirio.