Ala Ghasoun, il boxeur della nazionale siriana, non parteciperà alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 che si terranno ad agosto per colpa dell’ottusità del suo stesso paese. Il pugile infatti si è rifiutato di gareggiare contro il suo avversario israeliano in Azerbaijan durante i campionati del mondo, spinto dalla Federazione Sportiva Siriana e dal alcuni esponenti del paese. “Ho abbandonato la competizione perché il mio rivale era israeliano – ha spiegato Ghasoun – e io non posso stringere la mano o competere contro colui che rappresenta il regime sionista che uccide il popolo siriano”.
Non è uno scherzo. Dopo circa 470mila morti in 5 anni a causa della guerra civile in Siria (dati del Syrian Centre for Policy Research), voci ufficiali siriane si permettono il lusso di affermare che Israele uccide i suoi cittadini. Ci si potrebbe disegnare una vignetta su questa assurda storia, ma da ridere non c’è proprio nulla, visto che non solo Israele non uccide i siriani e al contrario li cura nei propri ospedali, ma anche se si considerasse il numero complessivo di morti palestinesi dall’inizio del conflitto (terroristi compresi), diciamo in più di 90 anni, si scoprirebbe che è 5 volte inferiore rispetto al numero di morti siriani in soli 5 anni.
In altri termini, se la Comunità Internazionale si fosse occupata più di Siria e meno di Israele almeno negli ultimi anni, a quest’ora la popolazione siriana non si sarebbe dimezzata (tra morti e profughi) e quello Stato non sarebbe diventato quel cimitero a cielo aperto che è, con centinaia di migliaia di bambini scomparsi da invisibili, nella totale indifferenza del mondo. Eppure nessuna lezione è stata appresa dai grandi dei mondo, che non proferiscono parola davanti ad un atleta che si rifiuta di gareggiare contro un israeliano “perché significherebbe che lui come atleta e la Siria come Stato riconoscono lo Stato di Israele”.