Ieri è stato inaugurato il padiglione di Israele alla Biennale di Architettura di Venezia alla presenza dell’Ambasciatore Naor Gilon e del rabbino capo della città Rav Scialom Bahbout, tra l’altro laureatosi in Fisica all’Università La Sapienza di Roma. Scala microscopica degli organismi unicellulari, prospettive della biomimesi in archittetura, facciate viventi, autopulenti, biosensori per monitorare gli inquinamenti ambientali, nanomateriali innovativi e prospettive sulla bioluminescenza sono alcune delle cose che presenta il padiglione dello Stato ebraico, che fa della cultura uno dei sui cavalli di battaglia e infatti il primo padiglione alla Biennale fu inaugurato nel 1952, a soli quattro anni dalla propria nascita. Le intenzioni sono quelle configurarsi come una piattaforma di ricerca, strettamente connesso al tema “Lifeobject: Merging Architecture and Biology”.
Del gruppo di curatori di questa edizione fanno parte gli architetti Bnaja Bauer, Arielle Blonder, Noy Lazarovich e lo scienziato Ido Bachelet, coordinati da Yael Eylat Van-Essen. Curatori da cui è scaturita l’idea di invitare un gruppo di sette tra architetti e scienziati tra cui il prof. Dan Stechtman, premio Nobel per la chimica nel 2011, a cui è stata affidata la prolusione dell’inaugurazione dopo l’intervento introduttivo dell’Ambasciatore Naor Gilon, che è stato sollecitato dal presidente di EDIPI (Evangelici d’Italia per Israle), past. Ivan Basana in merito all’operazione “Costruire Israele” relativamente all’invio di centinaia di operai edili italiani in Israele. Con l’occasione si è parlato di edilizia tradizionale inserita nel contesto della nuova architettura operante tra biologia, botanica e le loro ibridazioni.
In conclusione è stato offerto un buffet estremamente vario e curato scelta di vini veneti molto prestigiosi, una bevanda fresca a base di foglie di menta e un mix di cucina israeliana e veneta: su tutti dei particolari falafel con impanatura al sesamo e ripieno di baccalà mantecato.