Erano le ore 10 dell’8 maggio 1946 quando le navi Fede e Fenice salparono dal Molo Pirelli della Spezia alla volta della Palestina sotto Mandato britannico, dando così inizio all’emigrazione verso quello che di lì a due anni diventò lo Stato d’Israele. 1014 profughi scampati ai lager nazisti arrivarono a Haifa dopo un lungo e avventuroso viaggio, passando alla storia come i primi veri cittadini del nascente Stato ebraico. Per ironia della sorte proprio nello stesso momento a pochi chilometri di distanza, da Genova iniziò l’Operazione Odessa, che mise in salvo i gerarchi nazisti sopravvissuti alla distruzione di Berlino.
Ieri il sindaco Massimo Federici ha omaggiato la città ligure, celebrando il 70esimo anniversario della partenza delle due imbarcazioni, dicendo che l’esodo di molti ebrei verso Israele è stato un capitolo importate della nostra storia “che ha visto incontrare personalità straordinarie che si sono distinte per la loro opera nel campo della pace e del dialogo”. È questo il senso del Premio Exodus, che in questa edizione ha ricevuto l’alto patronato del Presidente della Repubblica e che si svolge sotto il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) ed è stato dedicato alla memoria del partigiano Amelio Guerrieri. Premio che giovedì prossimo verrà consegnato presso Palazzo Giustiniani al Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano da parte del Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) Renzo Gattegna e da Massimo Federici. La menzione speciale del Premio Exodus è stata conferita per l’edizione 2016 a sua Eccellenza il Vescovo Monsignor Luigi Ernesto Palletti e ai volontari di Caritas, Croce Rossa Italiana e Gruppo Betania Sermig Onlus impegnati per l’accoglienza ai profughi e ai rifugiati alla Spezia.
Quella mattina di 70 anni fa La Spezia diventò per gli ebrei dell’epoca la “Porta di Sion”, luogo da cui partire per mettersi alle spalle l’atrocità della guerra che sconvolse l’Europa tra il 1939 e 1945. Per gli ebrei delle generazioni future diventò la città da dove i padri partirono per dare a vita a quello che oggi non è una speranza, ma una certezza: lo Stato d’Israele.