L’Unesco ha deciso che il sito più sacro dell’ebraismo non dovrà più essere chiamato “Monte del Tempio”, ma “al-Haram al-Sharif” e “al-Aqsa”, termini arabi, tanto cari all’Autorità Nazionale Palestinese che ha sollecitato il cambio di nome. Cambio con cui l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (nome che riportiamo per esteso, non a caso) ha calpestato la sua identità, la storia e l’archeologia.
Andiamo con ordine. È vero l’ Unesco non è nuovo a “provvedimenti” antiebraici, ma nel suo nome compaiono Educazione e Cultura, che sono stati spazzati via perché così facendo non si educa e non si arricchisce culturalmente la storia del mondo e delle religioni, altra vittima di questa decisione.
Se non si vogliono leggere le fonti ebraiche a riguardo (Bibbia, Mishnà e Talmud) leggiamo quelle musulmane. Per secoli gli storici al-Muqaddasi e Aref al-Aref, lo studioso iraniano al-Mastoufi, il poeta Jalal ad-Din Muhammad Rumi e il predicatore islamico Abu Bakhar al-Wasati hanno sostenuto l’identificazione fra il Monte del Tempio e il Tempio di Re Salomone. Negli anni in cui Gran Mufti Haj Amin al-Husseini, alleato di Adolf Hitler, aizzava i disordini e i pogrom del 1929, lo Waqf islamico pubblicava una guida per i visitatori del Monte del Tempio nella quale era scritto testualmente: “L’identificazione del sito con il Tempio di Salomone è al di là di ogni dubbio”.
Ricordiamo, fonti musulmane, non ebraiche. Se non bastassero, ci sono poi una serie di scoperte archeologiche effettuate dentro e attorno al Monte del Tempio (come il frammento di un’iscrizione greca dell’epoca del Secondo Tempio vicino alla Porta dei Leoni e l’angolo in cui venivano suonate le trombe per annunciare l’inizio dello Shabbat e delle festività ebraiche, rinvenuti negli scavi lungo la parete sud del complesso) che hanno certificato l’esistenza del Tempio.
Che piaccia o no il legame fra il popolo ebraico e il Monte del Tempio è chiaro e indissolubile.
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