“Dobbiamo ricordare che Hitler era un sostenitore del sionismo, prima dell’Olocausto. Quando vinse le elezioni e salì al potere, la sua politica non era diretta verso l’uccisione degli ebrei. Voleva deportare tutti in Israele”. Basterebbe questa affermazione per sobbalzare dalla sedia, ignorando che lo Stato ebraico è stato costituito nel 1948, tre anni dopo la morte del dittatore nazista e la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ma c’è di più: “La creazione dello Stato di Israele è stata una grande catastrofe”.
Ma c’è ancora di più: “Ho sempre creduto che la mancata soluzione (dei palestinesi) sia alla base degli attacchi terroristici. Un ragazzo va a combattere con l’ISIS e compie attacchi barbarici come abbiamo visto a Parigi o a Bruxelles non perché gode nell’uccidere, ma perché crede di essere vittima di ingiustizia. L’Occidente deve fare i conti con l’ingiustizia, o continuerà ad alimentare il terrorismo”.
Se fosse un comune cittadino a pronunciare questi frasi, bisognerebbe indignarsi. Se fosse un ex primo cittadino di Londra a pronunciare questi frasi, bisognerebbe indignarsi e preoccuparsi molto, perché un politico che ha guidato una delle città più importanti del mondo non può rilasciare simili affermazioni.
E invece Ken Livingstone le ha riladciate a Al-Ghad Al-Arabi, una tv in lingua araba con sede a Londra, di cui è stato sindaco dal 2000 al 2008. Nello specifico la frase su Hitler gli è costata la sospensione del partito Laburista. Livingstone non si è scusato, anzi, ha rincarato la dose sostenendo con fermezza il boicottaggio internazionale nei confronti dei prodotti israeliani. “Non ho mai comprato niente” che venisse da Israele – ha concluso – “mi piaccio i datteri, ma io non li compro se provengono da Israele”.
Livingstone alla Bbc ha negato di essere antisemita: “Se critico la politica di Israele, non sono antisemita, così come se critico la corruzione del Sudafrica, non sono razzista”. Fino a quando si potrà accettare un antisemitismo travestito da antisionismo?