Il Partito Democratico di Milano strizza l’occhio ai Fratelli Musulmani. Nelle proprie liste il PD ha inserito il nome di Sumaya Abdel Qader fra i candidati per il Consiglio comunale. Una scelta che sta sollevando numerose polemiche che vanno sommate a quelle intorno alla figura di Sam Aly, la cui candidatura al municipio 4 sembrava cosa fatta, salva poi la marcia indietro del partito che ha fatto sapere che nulla è ancora stato deciso in merito.
Ma chi sono costoro? Sumaya Abdel Qader, 38 anni, è la responsabile del settore giovanile europeo dei Fratelli musulmani. La sua biografia ufficiale spiega che è nata a Perugia nel 1978 da immigrati giordano-palestinesi. Fra i vari titoli e qualifiche – tra cui quello di responsabile culturale del Caim (Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano e Brianza) guidato da Davide Piccardo – c’è un’omissione che non è sfuggita a Valentina Colombo, tra le massime esperte di islam italiano. Omissione che la docente di Geopolitica del mondo islamico presso l’Università europea di Roma ha portato alla ribalta: Sumaya Abdel Qader ha evitato di indicare l’incarico più prestigioso che la vede responsabile del dipartimento giovani e studenti della Fioe (Federation of Islamic Organizations in Europe) ovvero la principale espressione dei Fratelli musulmani in Europa. La domanda è d’obbligo: perché la Abdel Qader non fa menzione di un ruolo che ha un peso enorme a livello internazionale? Semplice, perché la metterebbe in relazione con i Fratelli musulmani, l’organizzazione politica le cui posizioni non sono propriamente moderate. Ma se Sumaya ha provato a celare un “particolare” che potrebbe crearle qualche imbarazzo, così non ha fatto Pierfrancesco Majorino, assessore democratico alle Politiche sociali del Comune di Milano, che ha partecipato a inizio di marzo al lancio del “progetto Aisha”. Secondo i promotori, fra cui la stessa Sumaya, era una modo per combattere la violenza sulle donne. La differenza, però, si annida nei dettagli. Aisha, infatti, è una delle mogli di Maometto, che la sposò quando aveva non più di nove anni e il suo esempio in alcuni Paesi islamici è utilizzato per giustificare il fenomeno delle “spose bambine”.
Sam Aly è stato fotografato accanto a Tareq Suwaidan, l’imam radicale a cui poche settimana fa il Viminale ha negato l’ingresso in Italia.
La candidatura di Sumaya Abdel Qader e il “mistero” di quella di Sam Aly rende evidente il legame fra il partito che guida il Paese e la Fratellanza Musulmana. Legame che non dovrebbe lasciare indifferente né il mondo politico né l’opinione pubblica.