La rete televisiva israeliana Channel 10 riporta in queste ore la possibilità che la Brigata dei Martiri di Yarmouk, un’organizzazione radicale vicina allo Stato Islamico, sia entrata in possesso di una scorta di armi chimiche appartenute al dittatore siriano Bashar al-Assad.
La suddetta organizzazione opera nei pressi del confine Nord israeliano ed è sotto osservazione delle forze di sicurezza dello Stato Ebraico già da molto tempo soprattutto a causa della simpatia espressa nei confronti dell’ISIS. Il timore è che i gas chimici usati da Assad contro la sua stessa popolazione durante la guerra civile possano essere utilizzati per colpire Israele. Queste mortali armi non convenzionali, una volta introdotte nell’aria, sono in grado di espandersi rapidamente su grandi porzioni di territorio colpendo indiscriminatamente militari e civili.
Il Golan siriano è in mano alla Brigata Martiri di Yarmouk da quando le Nazioni Unite hanno abbandonato gli avamposti ed è diventata una zona di scontro fra le varie fazioni in guerra, in particolare fra la Brigata Martiri di Yarmouk e i ribelli anti-Assad.
Le autorità si sono affrettate a dichiarare che non si aspettano un attacco nell’immediato futuro a causa dell’impegno del gruppo negli scontri in Siria ma è difficile prevedere con certezza azioni del genere. D’altronde l’uso di armi chimiche è diventato quasi la normalità in Siria con Assad denunciato più volte alle organizzazioni internazionali e l’ISIS che, secondo il Wall Street Journal, lo avrebbe già utilizzato in Agosto per fermare una rivolta al confine con l’Iraq. Si tratta di un argomento su cui persino Russia e Stati Uniti si sono trovati d’accordo: entrambi i vertici militari delle due superpotenze hanno dichiarato con un certo grado di certezza che lo Stato Islamico sarebbe già in possesso di gas chimici. In più gli Stati Uniti hanno annunciato recentemente di aver catturato un esperto nel campo delle armi chimiche appartenente all’ISIS.