Scoperti nuovi tunnel di Hamas: la resa dei conti è vicina?

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Mario Del MonteEditor
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Terrorismo

Scoperti nuovi tunnel di Hamas: la resa dei conti è vicina?

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tunnel hamas

Finalmente è chiaro a cosa serviva l’esercitazione di una settimana fa in cui l’esercito israeliano aveva simulato un attacco da parte di Hamas ad un kibbutz al confine con Gaza. Adesso è confermato: Hamas ha ripreso a scavare tunnel per penetrare nel territorio israeliano, o meglio non ha mai smesso di farlo dall’ultima guerra del 2014.

Durante l’Operazione Protective Edge infatti le truppe dell’IDF scoprirono almeno una trentina di tunnel transfrontalieri che dovevano servire ai terroristi di Gaza per accedere indisturbati ai villaggi più vicini alla Striscia e compiervi delle stragi senza precedenti.

Si è pensato, erroneamente, che i leader di Hamas avessero imparato la lezione e che l’ultima operazione militare avesse costituito un definitivo deterrente. L’inganno è stato ben congegnato: i razzi lanciati dalla fine delle ostilità sono stati pochissimi, l’ondata di accoltellamenti è stata cavalcata solo a parole e nel complesso Hamas è sembrato negli ultimi mesi molto più impegnato a confrontarsi con l’Egitto di Al-Sisi.

La scoperta dei nuovi tunnel ci pone di fronte ad un nuovo inquietante interrogativo. Non più se ci sarà un nuovo round a Gaza ma quando. In dieci anni di dominio di Hamas a Gaza Israele è stato costretto a intervenire con la forza per ben tre volte per ristabilire la calma al confine Sud scatenando le ire della comunità internazionale. Se davvero ci sarà bisogno di una quarta operazione terrestre questo significa che nelle precedenti occasioni si è raggiunto l’obiettivo solo parzialmente.

Questo non significa che le scelte degli ultimi tre governi israeliani sono state completamente sbagliate o che ci sia bisogno di usare più violenza. E’ necessario però comprendere che il problema va eliminato alla radice e questa radice si chiama Hamas. Non solo non è più tollerabile che questa organizzazione terroristica abbia la possibilità di armarsi nel silenzio della comunità internazionale, non è più tollerabile che Gaza sia lasciata in mano a questi professionisti dell’odio.

Per rimuoverli dal potere è necessario un deciso supporto internazionale, con buona pace del candidato presidente USA Bernie Sanders e del movimento BDS che invece vorrebbero un dialogo con chi di fatto sta pianificando massacri casa per casa, asilo per asilo, ristorante per ristorante. Finché ci si appellerà alla “superiorità” israeliana Hamas sarà libero di comprare razzi dall’Iran e costruire i tunnel del terrore.

Con l’Intifada dei coltelli non definitivamente terminata e la minaccia grave posta da Hezbollah al confine Nord Israele non ha interesse a intraprendere nuove azioni militari a Gaza. Molto più probabilmente assisteremo ad operazioni mirate in cui verranno colpite le infrastrutture del terrore e verranno profusi notevoli sforzi nello sviluppo di tecnologie in grado di rispondere alla nuova minaccia dei tunnel come è stato fatto con Iron Dome quando il problema erano le centinaia di razzi che piovevano sul Sud di Israele quotidianamente. Non si tratta però di situazioni definitive e non si può essere così sicuri di prevedere cosa farà Hamas.

Fra l’altro stiamo parlando di un’organizzazione terroristica che conosce benissimo i suoi limiti ed ogni volta ha dimostrato di saperli aggirare, anche a costo di nuocere alla sua stessa popolazione. I leader militari sanno benissimo di non poter imporre le loro condizioni a Israele in nessun caso, quelli politici sono consapevoli della momentanea difficoltà dei Fratelli Musulmani pressoché in ogni paese del Medio Oriente, specialmente nei vicini Egitto e Giordania. Infine c’è il grande sponsor, l’Iran, che ha ben altre gatte da pelare in Siria e in Yemen.

Per questo si tratta del momento più propizio per Israele per mettere Hamas all’angolo: hanno accumulato una discreta quantità di asset militari, che non vogliono perdere, ma sono impossibilitati ad usarli dalla mancanza di supporto esterno. C’è da chiedersi se la scelta di rendere pubblica la notizia della scoperta dei tunnel, con il conseguente panico generato nella società israeliana, non sia altro che un modo di mandare a Hamas un chiaro e deciso messaggio: “vi stiamo osservando ed è arrivato il momento della resa dei conti”.

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