L’Associazione Velistica Mondiale si trova di fronte ad un episodio di antisemitismo che per bocca del suo Presidente, Carlo Croce, invece non è altro che “una problematica delicata per il quale si crede sia basata su una serie di fraintendimenti reciproci”. Purtroppo non è così. La questione è molto semplice. Esiste un paese, la Malesia, che non riconosce l’esistenza dello Stato d’Israele e non fa alcuna deroga nemmeno nello sport.
Andiamo alla notizia. Da domenica in Malesia si disputano i mondiali giovanili di vela, la delegazione israeliana oltre a non aver ricevuto dal paese ospitante i visa d’ingresso in tempi congrui, è stata anche avvisata che durante le gare sarà vietato mostrare la bandiera d’Israele sia sulla tavola da surf che negli indumenti dei velisti e in caso di vittoria non verrà fatta suonare la Hatikvah, l’inno nazionale israeliano. La delegazione israeliana considerando le richieste dei malesi ha quindi ritirato la sua partecipazione nonostante siano i campioni in carica sia nel settore maschile sia in quello femminile e ha denunciato l’accaduto ai vertici mondiali.
Signor Presidente Croce, c’è poco da capire. La politica sta inquinando lo sport. E con successo.