Secondo la stampa israeliana un gruppo di alti funzionari dello Stato ebraico si è incontrato mercoledì a Zurigo con una delegazione del governo turco per riavviare le relazioni fra i due paesi dopo anni di ostilità diplomatiche sorte con l’incidente della Mavi Marmara del 2010 quando la Marina Militare israeliana intercettò la Freedom Flotilla, che cercava di forzare il blocco navale su Gaza, con un raid in cui morirono 9 attivisti turchi che avevano tentato di aggredire i soldati con spranghe e coltelli. Il nuovo Direttore del Mossad Yossi Cohen, l’ex Direttore del Ministero degli Esteri ed esperto di relazioni Israele-Turchia Joseph Ciechanover e l’attuale Direttore Generale del Ministero degli Esteri turco ed ex ambasciatore in Israele Feridun Sinirlioğlua sarebbero stati solo alcuni dei presenti all’incontro.
Secondo l’autorevole Jerusalem Post durante il colloquio sarebbe stata raggiunta un’intesa che servirà da base per l’accordo che sarà firmato nei prossimi giorni. Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan in persona, sebbene noto per le sue posizioni fortemente anti-israeliane, nei giorni scorsi aveva espresso la volontà di vedere un miglioramento nei rapporti bilaterali con Israele “per il bene della regione”. Probabilmente Erdogan ha voluto cogliere la palla al balzo in un momento in cui la Turchia è sempre più isolata dopo la crisi con Mosca sorta dopo l’abbattimento del jet militare russo. Inoltra la Turchia è nell’occhio del ciclone per il coinvolgimento delle sue truppe in Iraq e per il commercio di petrolio con l’ISIS.
Citando fonti vicine all’Ufficio del Primo Ministro israeliano il Jerusalem Post riporta le intese raggiunte a Zurigo dalle parti: Israele pagherà una compensazione economica alle famiglie delle 9 vittime turche della Mavi Marmara; la Turchia ritirerà tutte le accuse contro gli ufficiali dell’esercito israeliano derivate dal raid sull’imbarcazione; i rispettivi ambasciatori torneranno a Tel-Aviv e Ankara; il terrorista di Hamas Salah al-Arouri, ritenuto la mente dietro il rapimento e l’uccisione dei tre adolescenti israeliani a Gush Etzion nel 2014, non sarà più ammesso in Turchia e le sue attività terroristiche nel paese cesseranno; verranno aperti negoziati per la costruzione di un gasdotto verso la Turchia e per la vendita di di gas naturale israeliano per allentare la pressione su Ankara che finora aveva sempre fatto affidamento sul gas russo.
Dopo l’incidente della Mavi Marmara Erdogan pose 3 precondizioni per normalizzare i rapporti con Israele: scuse ufficiali e pubbliche, compensazione alle famiglie delle vittime e fine del blocco navale su Gaza. Le scuse le fece Netanyahu nel 2013, ora anche la questione relativa alla compensazione sembra risolta. Il blocco navale è visto come un punto fondamentale della sicurezza nazionale israeliana e difficilmente verrà rimosso solo per accontentare Erdogan.