Per otto anni la 26enne ucraina Hanna Knyazyeva ha vestito la maglia nazionale del suo Paese di nascita e con questa si è affermata come campionessa nel salto in lungo.
Il suo primo argento risale al 2007, quando partecipò al Campionato europeo juniores in Olanda; poi, nel 2008, nel Campionato mondiale in Polonia, arrivò quarta nel salto triplo, così come anche nel 2012 alle Olimpiadi di Londra.
In quel periodo conobbe un allenatore ebreo, Anatoli Minenko, se ne innamorò e nel 2013 lo seguì in Israele. Si sposò e prese la cittadinanza e da allora ha sempre gareggiato per il suo nuovo Paese. Nel 2014, nel 78esimo campionato nazionale, ha stabilito il miglior record israeliano nel salto in lungo raggiungendo i 6,52 metri. Nel marzo di quest’anno ha vinto il bronzo agli Europei di Praga e nell’agosto scorso, nel Campionato mondiale a Bejing in Cina, ha battuto il suo record personale con i 14,78 metri, portando a casa il secondo argento di questa competizione per tutto Israele (il primo lo aveva vinto Alex Averbukh nel 2001) e il primo per una donna. L’intero Paese l’ha seguita con trepidazione e il Presidente Reuven Rivlin, immediatamente dopo la vittoria, le ha telefonato per congratularsi. Al suo atterraggio all’aeroporto di Ben Gurion è stata accolta da centinaia di fans e, avvolta nella bandiera israeliana, ha dichiarato: “Sono felice di tornare, perché mi sento molto bene in Israele, amo il Paese e la gente. Sono contenta di aver preso la cittadinanza e mi sembra naturale rappresentare Israele. So che la medaglia ha un significato importante per le persone qui e cercherò di migliorare gradualmente”.
Hanna si allena tutti i giorni con il marito in previsione della sua partecipazione alle prossime Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016 dove spera di vincere l’oro. Nelle numerose interviste rilasciate in questi anni ha sempre dichiarato di essere fiera di essere diventata israeliana, nonostante le difficoltà iniziali che ogni immigrato incontra. “Quando dissi che volevo trasferirmi, i miei amici ucraini cercarono di persuadermi, dicendomi che avrei avuto tanti problemi, che sarei andata in un posto pericoloso dove c’era la guerra e non si conduceva una vita normale. Ma quando mi sono sposata e arrivai qui, fui veramente sorpresa di quanto invece era diverso rispetto a ciò che mi avevano prospettato. Amo abitare a Tel Aviv”. Nella sua pagina Facebook ci sono tante foto di lei che sventola la bandiera bianca e blu o che la ritraggono sulla spiaggia della “città che non dorme mai”.
Hanna non è la prima atleta che si trasferisce altrove, cambiando la squadra nazionale. In Israele è già successo con Donald Sanford, nato a Los Angeles in California, anch’egli campione di atletica leggera immigrato sempre per amore: dopo aver incontrato la giocatrice di basket Danielle Dekel, l’ha sposata nel 2008 e l’ha seguita in Israele. Ha rappresentato il suo nuovo Paese nel 2012 negli Europei e nelle Olimpiadi e nel 2014 è diventato una celebrità quando ha vinto il bronzo nel Campionato di Zurigo. Al suo ritorno si è commosso per l’accoglienza calorosa ricevuta e, in seguito, sempre nel 2014, è stato nominato “Uomo sportivo dell’anno”.
Un altro esempio è Marharyta Dorozhon, campionessa nel lancio del giavellotto, anche lei nata in Ucraina, anche lei sposata con un atleta israeliano, Alex Bugoslavsky, anche lei fiera della sua nuova cittadinanza: “Sono entrata in nuovo club, l’Hapoel Emek Hefer e quando il mio nome è apparso accanto alla bandiera israeliana nella prima gara internazionale, è stato un grande onore per me rappresentare il mio Paese. Farò del mio meglio nelle prossime Olimpiadi e spero di vincere una medaglia. Sto studiando l’inno nazionale (l’HaTikva) e, se mai vincerò l’oro, desidero cantarlo in ebraico”.