Il 18 Novembre di 38 anni fa il Presidente egiziano Anwar Sadat atterrava in Israele per pronunciare uno storico discorso alla Knesset, il Parlamento dello Stato d’Israele. Sebbene la visita fu organizzata in fretta e furia una settimana prima, l’arrivo di Sadat mise in moto una catena di eventi che portarono al primo trattato di pace fra Israele e un paese arabo.
Grazie alle iniziali vittorie, rivelatesi poi effimere, nella prima parte della Guerra del Kippur del 1973 Sadat, succeduto a Nasser, si era guadagnato il consenso di buona parte della società egiziana. Anche prima di quel conflitto Sadat aveva mostrato una certa inclinazione a migliorare i rapporti con i vicini israeliani arrivando addirittura a dire durante un discorso al Cairo che avrebbe presto visitato Gerusalemme. In pochi, sia in patria che all’estero, lo presero sul serio all’epoca.
Nel 1977, mentre gli Stati Uniti facevano fatica a organizzare una conferenza di pace per il Medio Oriente a Ginevra, Sadat chiarì definitivamente la sua volontà di visitare Gerusalemme in un’intervista concessa a Walter Cronkite il 14 Novembre. “Sto solo aspettando un loro invito” affermò il Presidente egiziano davanti a milioni di telespettatori. Sadat pose però una condizione: “voglio discutere l’intera situazione davanti ai 120 membri della Knesset e fornire loro un quadro completo del nostro punto di vista”.
Cronkite capì subito che la sua intervista stava aprendo la strada a una delle svolte più importanti nella storia del Medio Oriente e decise di intervistare lo stesso giorno l’allora Primo Ministro israeliano Menachem Begin che rispose al giornalista della CBS ” le posso assicurare Signor Cronkite che vogliamo fortemente la visita del Presidente Sadat, così come vogliamo negoziare la pace e renderla permanente in Medio Oriente”. Sempre nella stessa intervista Begin accettò le condizioni di Sadat e aggiunse che lo avrebbe accolto di persona all’aeroporto per accompagnarlo alla Knesset. Il fatto che i due leader si parlarono attraverso un canale televisivo e non segretamente come spesso accade in diplomazia fu decisivo: i due si erano esplicitamente impegnati davanti al mondo a concretizzare questo incontro senza precedenti a Gerusalemme.
Le promesse furono mantenute, sei giorni dopo Sadat atterrò all’aeroporto di Lod, Begin lo accolse cordialmente e lo accompagnò alla Knesset dove dichiarò di non essere venuto per discutere un ulteriore ritiro dell’esercito o una pace parziale. “Oggi sono qui, e lo dichiaro a tutto il mondo, per dirvi che noi accettiamo di vivere in uno stato di pace permanente basato sulla giustizia”.
Sadat considerò però il destino dei palestinesi come inseparabile dal nuovo corso dei rapporti fra Israele ed Egitto. “Il problema palestinese è il cuore e l’essenza del conflitto e fintanto che continuerà ad essere irrisolto il conflitto non potrà che aggravarsi raggiungendo nuove dimensioni. In tutta onestà vi dico che non ci può essere una pace senza i palestinesi, trascurare questo tema è un errore dalle conseguenze imprevedibili” disse solennemente Sadat davanti ai 120 parlamentari israeliani.
Una soluzione per la questione palestinese fu inclusa nel successivo trattato di pace firmato dai due paesi il 26 Marzo 1979, così come fu inclusa in quello firmato con la Giordania il 26 Ottobre 1994, ma ad oggi un accordo è ben lontano dall’essere trovato. Questo però non ha arrestato il processo di pace fra Israele ed Egitto che fu messo nero su bianco a Washington davanti al Presidente americano Jimmy Carter. Sebbene entrambi i paesi abbiano tratto beneficio da questo accordo di pace, Sadat dovette affrontare al suo ritorno la rabbia della popolazione egiziana e di tutto il mondo arabo che vide nelle sue azioni un tradimento del panarabismo sognato dal suo predecessore Gamal Abdel Nasser. Non appena l’accordo fu firmato l’Egitto venne espulso dalla Lega Araba per essere riammesso solo dieci anni dopo. Sadat stesso pagò personalmente con la vita il prezzo della pace: nell’Ottobre 1981 alcuni membri dell’esercito lo assassinarono per aver tradito l’Islam.
Nonostante tutto però la pace fra Israele ed Egitto è ancora in piedi. Alcuni la considerano una “pace fredda” a causa dell’ostilità e del sospetto che tutt’oggi regna fra le due popolazioni. E’ innegabile però che l’accordo abbia portato ad una maggiore stabilità nella regione: da quel lontano 1977 nessuna sanguinosa guerra come quelle del 1948, 1956, 1967 e 1973 è nata tra i due Stati e l’attuale Presidente egiziano al-Sisi ha più volte auspicato una maggiore collaborazione con Israele per contrastare l’avanzata jihadista nel Sinai.