Ancora un video di minacce contro Israele da parte dello Stato Islamico. In una nuova clip diffusa Domenica un uomo dal viso oscurato armato di coltello, circondato da altri che impugnano armi automatiche, afferma che i jihadisti si stanno preparando per una grande guerra contro Israele.
Il videomessaggio è diretto “a tutti gli ebrei, nipoti delle scimmie e dei maiali” e riferisce che lo Stato Islamico sta mettendo a punto un piano per infiltrarsi in Israele per sferrare i suoi attacchi. “Stiamo venendo da tutto il mondo per uccidervi.”
Si tratta della seconda volta che l’ISIS si rivolge direttamente al pubblico israeliano minacciando che nessun ebreo resterà vivo una volta chela Giordania verrà conquistata. Precedentemente gli uomini del Califfato si erano limitati a glorificare l’ondata di attentati terroristici contro i cittadini israeliani del mese di Ottobre o a rilanciare sui social media l’hashtag #beheadthejews, decapita gli ebrei.
Sempre lo scorso mese le autorità israeliane hanno arrestato 3 persone con l’accusa di collaborare con lo Stato Islamico mentre un altro, a cui è stato dato l’ergastolo, avrebbe addirittura raggiunto la Siria in Agosto. Al momento le autorità israeliane credono che più di 40 cittadini arabi israeliani si siano uniti all’ISIS in Siria e Iraq.
Nel frattempo la Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha affermato che Israele, con il supporto degli Stati Uniti, è il maggiore fattore di instabilità nell’area mediorientale. Sul suo account Twitter Khamenei ha proposto nuove elezioni per i palestinesi e ha indicato l’America come il problema principale della regione.
Si tratta delle prime esternazioni ufficiali di Khamenei da quando l’Iran si è unito alla Conferenza Internazionale di Vienna in cui si sta cercando una soluzione all’interminabile conflitto siriano. L’ayatollah ha rinnovato il suo appoggio all’alleato Assad e ha richiesto che sia il popolo siriano a decidere cosa ne sarà del paese e non una potenza straniera. Di fatto con le sue parole Khamenei sta scoraggiando le trattative in corso a Vienna preferendo che siano le forze in campo a forgiare il destino della Siria.