In occasione del digiuno di Tishà Beav, ricorrenza ebraica che commemora la distruzione del Tempio di Gerusalemme, rabbini e leader di tutte le correnti dell’ebraismo (Ortodossi, Conservative e Reform) si sono incontrati nella residenza del Presidente israeliano Reuven Rivlin.
Temi principali di discussione sono stati la distruzione del Tempio e l’unità del popolo ebraico. Nonostante gli attriti e le distanti posizioni su alcuni temi controversi, i partecipanti si sono impegnati in una piacevole e rispettosa conversazione sul futuro di Israele e dell’ebraismo mondiale. Tra i partecipanti all’evento, organizzato dal Jewish People Policy Institute, erano presenti Rav Benny Lau della comunità Ortodossa Rambam di Gerusalemme, Rav Chaya Rowen-Baker della congregazione Conservative Ramot Zion di Gerusalemme, Rav Meir Azari della sinagoga Reform Beit Daniel di Tel Aviv e tanti altri leader religiosi israeliani.
Il Presidente Rivlin ha rivolto ai partecipanti un accorato appello all’unità per far sì che le divergenze religiose non creino una frattura insanabile nell’ebraismo:”La società è come una famiglia, ha bisogno di solidarietà e fratellanza. Il Talmud ci insegna che senza queste caratteristiche una società è destinata alla distruzione. La nozione di famiglia è intrinseca alla salute della società: se questa è sana esistono l’etica e l’unità, la la clemenza della legge accanto all’interpretazione letterale di essa. Dobbiamo ricordare ed assicurarci l’esistenza dell’unità, del semplice amore per Israele dentro di noi, dentro il popolo ebraico. Non possiamo dimenticare nemmeno per un momento che i feroci dibattiti sono espressione sincera e genuina della preoccupazione di tutti noi, Ortodossi,Reform,Conservative e laici, per il presente e per il futuro del popolo ebraico. Qualcuno può essere in disaccordo con le posizioni dell’altro ma non può negare la sua dedizione o il suo supporto allo Stato d’Israele. Mi impegnerò affinché la mia residenza sia la casa di tutti i settori della società israeliana, non è una compito semplice, specialmente se pensiamo ai disaccordi fra di noi per quanto concerne la rappresentanza, ma sono determinato nel portarlo a termine nel rispetto del principio per cui l’unità deve essere raggiunta senza offuscare le opinioni minoritarie, senza cancellare le diverse identità e sforzandoci tutti di trovare un linguaggio comune. Questo è il compito del mio incarico e questo sarà il mio compito personale.”
I recenti commenti del Ministro per i Servizi Religiosi David Azoulay, secondo il quale gli ebrei Reform non sono veramente ebrei, avevano offuscato l’evento insieme alla cronaca della giornata che si era concentrata sugli scontri tra polizia e manifestanti palestinesi nei pressi della Moschea di al-Aqsa.
Nel dialogo fra i vari esponenti religiosi è emerso il bisogno di affrontare l’ignoranza e il pregiudizio nei confronti dell’altro. Tutti i partecipanti si sono trovati d’accordo nel dire che l’ebraismo si basa su una memoria collettiva e su simboli condivisi e che la società israeliana ha la responsabilità di trovare un modo per far convivere le varie correnti senza creare una scissione che danneggerebbe l’intero ebraismo per diverse generazioni.