La scorsa settimana è stata lanciata una nuova pagina web in cui sono contenute più di cento testimonianze di studenti degli Stati Uniti che hanno subito azioni antisemite nello scorso anno e mezzo. Dietro al progetto c’è l’associazione no-profit AMCHA che ha raccolto resoconti forniti da ragazzi che frequentano quarantasette diversi campus universitari in venti Stati del governo federale degli Stati Uniti d’America.
Nei loro racconti molti ragazzi dicono di essersi sentiti minacciati dai loro compagni di corso. Alcuni hanno addirittura nascosto la loro fede per non diventare il bersaglio degli attivisti pro-palestina. Uno studente dell’Università di Washington afferma che dopo aver visto la sua collanina con la Stella di David i suoi coetanei hanno iniziato a trattarlo “come qualcosa di tossico, meritevole solo di sdegno e insulti.” Un’altro proveniente dal North Carolina racconta una storia a dir poco raccapricciante:
“Indosso spesso magliette con stampe in ebraico, il mio computer portatile è pieno di adesivi con la bandiera israeliana. Mi hanno sputato per questo. Mi hanno chiamato terrorista, infanticida, deicida. Hanno detto che mi nutro di cibo fatto con il sangue di cristiani. Una ragazza una volta mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto vai a bruciare in un forno.”
Alla Northwestern Univesity, già segnalata per il crescente antisemitismo dalle autorità americane, uno studente si dice “impossibilitato a parlare del mio ebraismo senza subire insulti o violenze.” Alla Florida State University invece uno studente palestinese ha accusato un ragazzo ebreo di essere “un nazista, un’imperialista che ancora crede nei privilegi dei bianchi.” Il ragazzo ha dichiarato di aver capito per la prima volta cosa vuol dire essere vittima di un pregiudizio razzista. Nei racconti di alcuni ragazzi emerge il ruolo della SJP (Students for Justice in Palestine) negli episodi di antisemitismo:
“Dalle molestie ai partecipanti al viaggio per le vacanze di primavera alla retorica antisionista che sfiora l’accusa di omicidio rituale, la SJP ha fatto di tutto per rendere il Vassar College un posto non sicuro per gli ebrei.”
Questi attacchi non creano solo stress emotivo, possono avere anche effetti devastanti sulla carriera scolastica degli studenti. Uno di loro ha dovuto lasciare gli studi perché non riusciva più a dormire per l’ansia generata dai comportamenti dei coetanei. Tutte le dichiarazioni pubblicate sul sito web sono state già segnalate pubblicamente o riportate dalla stampa locale.