Gli attentati terroristici che hanno scandito la prima parte del 2015 sono il segno evidente che la lotta alle organizzazioni jihadiste sarà un nodo centrale nella vita delle prossime generazioni. La forza di al-Qaeda, ISIS, Boko Haram, Hamas e simili sta nel saper rinascere sotto altri nomi ogni volta che vengono sconfitte. Questo perché l’Islam radicale, oltre ad avere un consenso costantemente in aumento, si è servito nelle sue battaglie della strategia della guerra asimmetrica riuscendo a portare a casa notevoli risultati nonostante una preparazione militare più scarsa rispetto agli eserciti regolari tradizionali. Aver intuito questo cambiamento nel modo di fare la guerra li ha mostrati come inarrestabili: ad oggi una vera e propria soluzione definitiva per sconfiggere l’estremismo islamico non è stata ancora trovata.
Alcuni aspetti di questo fenomeno sono simili a quelli presenti all’epoca delle guerre di religione in Europa del sedicesimo secolo: il malcontento per l’ordine costituito percepito come corrotto (all’epoca la Chiesa Cattolica, oggi lo Stato nazionale laico), la volontà di ripristinare la purezza della fede e la rivoluzione dei mezzi d’informazione, con Internet e i suoi strumenti che vengono utilizzati dagli jihadisti come veicolo di propaganda allo stesso modo di come fecero i protestanti con l’invenzione della stampa a caratteri.
L’estremismo islamico, e in generale tutto l’Islam politico radicale, è un fenomeno religioso ma noi occidentali, abituati ormai a ragionare con categorie mentali che rifiutano il dominio della fede sulla società, non lo abbiamo ancora accettato e per questo non capiamo i nostri avversari. Qualcuno potrebbe obiettare che anche alcuni dei principi che hanno plasmato la società occidentale, ad esempio i diritti umani e il concetto di tolleranza, sono nati come idee religiose ma è bene ricordare che la loro vittoria è avvenuta grazie alle “battaglie di idee” dello scorso secolo portate avanti dai grandi pensatori ispirati dalla difesa della libertà.
Essendo quindi la religione parte del problema, questa può fornirci anche la soluzione, le grandi religioni del mondo oggi sono tutte dalla stessa parte della barricata: gli ebrei sono minacciati dal ritorno dell’antisemitismo, i cristiani massacrati e perseguitati in tutti i luoghi dove l’estremismo islamico ha piantato le sue radici, i musulmani non allineati al radicalismo uccisi nel silenzio dei loro Stati. Se queste forze si unissero nella guerra al terrorismo i jihadisti non avrebbero nessuna possibilità.
Per questo credo che i vari leader religiosi dovrebbero farsi portavoce della risposta globale alla tirannia e al terrore. Il primo passo potrebbe essere fatto proprio all’interno delle Nazioni Unite stabilendo tutti insieme dei parametri di educazione religiosa che proibiscano l’insegnamento ai bambini di ideali intolleranti. Un passo concreto, semplice da realizzare e che può essere condiviso da tutti a prescindere dall’orientamento politico, religioso, e morale.