Se la storiografia ha consegnato, viva e vivida, la memoria di Oskar Schindler, Raoul Wallenberg e Giorgio Perlasca, poco o quasi nulla la pubblica opinione sa di Aristides de Sousa Mendes (1885 – 1954), console generale del Portogallo a Bordeaux (Francia) negli anni ’40 del secolo XX. Una lacuna non di poco conto, visto che de Sousa Mendes strappò alla ferocia nazista ben 1.575 ebrei, concedendo loro i lasciapassare per raggiungere il Portogallo e, da lì, le Americhe, dopo la sconfitta francese.
Avversato dal regime salazariano che lo licenziò, costringendolo a tornare in patria con una scorta armata (il neutralista Salazar non voleva compromettere i rapporti con il Nazismo), durante il viaggio di ritorno de Sousa Mendes fece in tempo a rilasciare altri visti ad ebrei in fuga, quando transitò davanti al consolato portoghese di Bayonne. Ridotto in povertà e completamente dimenticato, venne riabilitato dalle autorità portoghesi soltanto nel 1988, mentre Israele lo riconobbe già nel 1966 come Giusto tra le Nazioni.
“Se migliaia di ebrei stanno soffrendo a causa di un cristiano [Hitler], sicuramente un cristiano può soffrire per tanti ebrei”; così, questo eroe sconosciuto spiegava il motivo del suo operato.