La Palestina è un’area geografica che può riferirsi alla Striscia di Gaza oppure a una parte della West Bank. Chi non riconosce Israele, come Hamas o l’Autorità Nazionale Palestinese, chiama “Palestina” anche tutto il territorio israeliano. Nel servizio de L’Espresso che vi proponiamo, vi sono interessanti fotografie dei fotografi italo francesi Andrea e Magda che ritraggono la società palestinese in diverse occasioni, anche se non si capisce bene dove siano state scattate, appunto se nella West Bank o nella Striscia di Gaza.
È interessante notare come le persone lì ritratte rappresentino un tipo di palestinese che nell’immaginario collettivo non esiste: in occidente i media e le istituzioni ci hanno sempre abituato a vedere il palestinese come un profugo, un oppresso, un carcerato. Addirittura c’è chi afferma che la Palestina (quale? Non si sa.) sia una prigione a cielo aperto oppure addirittura un campo di concentramento. Gli stessi autori del testo che accompagna le foto non vogliono allontanarsi troppo da ciò che siamo abituati a sentire sulla popolazione palestinese e descrive le immagini come la rappresentazione di una società “tra realtà e miraggio” (così recita il titolo della mostra) incolpando però velatamente Israele di non permettere ai palestinesi di realizzare questo miraggio, e parlano infatti di “sviluppo economico sotto occupazione”.
La realtà dei fatti però imporrebbe a chi vuole fornire un buon servizio di informazione di valutare due elementi principali: le forme politiche che governano i territori palestinesi e la gestione economica di questi. Se infatti alcuni sviluppi sono ancora un miraggio, non è di certo a causa di una occupazione che non esiste. Quelli della West Bank sono infatti territori contesi, spartiti così come li vediamo oggi dagli Accordi di Oslo firmati a suo tempo anche da Yasser Arafat. Israele, benché se ne dicano di peste e corna, ha aperto molti canali economici e formativi in accordo con l’ANP, affinché i territori palestinesi della Cisgiordania possano svilupparsi meglio ed essere più indipendenti; molte aziende israeliani che hanno fabbriche e uffici nella West Bank, assumono dipendenti palestinesi che non avrebbero altrimenti valide alternative di lavoro nella città arabe. Elemento determinante invece è la gestione dei flussi economici da parte di Gaza e della West Bank. Da una parte l’organizzazione terrorista di Hamas che ha il monopolio e il controllo su tutto ciò che entra, esce e circoli nella Striscia e dall’altra una gestione mafiosa dell’ANP di Mahmoud Abbas, che fa mangiare i suoi e pochi altri, per poi tenere a stecchetto la popolazione e in particolari i ceti più svantaggiati. In questa chiave, ricordando chi governa e come lo fa, si avrebbe sicuramente una fotografia più nitida di cosa accada in quella che alcuni vogliono chiamare “Palestina”.