Il 9 Giugno, a Frascati, l’Associazione Culturale Alternativ@Mente ha organizzato un incontro intitolato “L’OCCIDENTE, l’ISLAM: QUALE FUTURO?”, cui parteciperà, senza contraddittorio, Tariq Ramadan. Chi è Tariq Ramadan? Un professore di Oxford, almeno a leggere i suoi titoli, ma se avrete la pazienza di arrivare alla fine dell’articolo, riuscirete a farvi un’idea più precisa del personaggio in questione.
Definito sempre più spesso come un intellettuale da alcuni presunti pensatori di sinistra, specie francesi, egli è, in realtà, un autentico cavallo di Troia dell’Islam. Nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani, Hasan al-Banna, il 53enne Tariq è nato e cresciuto in Svizzera, dove ha iniziato ad elaborare, fin da giovanissimo un modello comunicativo bipartito: il primo dedicato agli europei, nei confronti dei quali si dimostra amichevole, aperto al dialogo, ma tremendamente ambiguo; il secondo ai musulmani occidentali, con i quali si espone maggiormente sul significato della sua missione.
Questo emerge chiaramente dalla lettura dei suoi scritti (mediocri dal punto di vista storico, ma interessanti per comprendere la portata della sua propaganda): in Occidente sia il Cristianesimo che l’Ebraismo sono gusci vuoti, e la spiritualità europea deve essere riempita dall’Islam.
Il teologo francese Olivier Clément, in un articolo tradotto in Italia da Sandro Magister, ha estratto diverse affermazioni dagli scritti di Tariq, che confermano pienamente questo suo pensiero: “Il riferimento all’Ebraismo e al Cristianesimo si sta diluendo, se non sta addirittura del tutto scomparendo” (Les musulmans d´occident e l´avenir de l´Islam, Actes Sud-Sinbad, 2003). “Solo l’Islam può compiere la sintesi tra Cristianesimo e umanesimo, e colmare il vuoto spirituale che colpirà l’Occidente” (Islam, le face à face des civilisations, Tawhid, 2001).
Secondo alcuni studiosi, egli fa ampio ricorso all’istituto islamico della Taqiyya, ma forse nel suo caso è più adatto parlare di Kitmān, ossia l’arte di dissimulare, omettere, essere ambigui su molti punti del proprio pensiero nella speranza che questo comportamento possa aiutare a perseguire un fine più alto. Nel caso di Tariq, parliamo dell’islamizzazione dell’Occidente.
La sua dedizione al progetto della Fratellanza Musulmana e del nonno, quello di conquistare l’Occidente tramite infiltrazione, menzogna ed immigrazione, è totale. Tariq ha infatti affermato:
“Ho studiato attentamente le idee di Hassan Al-Banna e non rinnego nulla della sua eredità. La sua relazione con Dio, la sua spiritualità, così come le sue riflessioni critiche sulla legge, la politica, la società ed il pluralismo, sono testimonianza delle sue qualità sia dal punto di vista del cuore che della ragione… La sua abnegazione (nei confronti della causa musulmana) sono anche la ragione del mio rispetto e della mia ammirazione.”
Vogliamo vedere quali solo queste “riflessioni critiche”? Tariq Ramadan ama citare i primi passi del processo di islamizzazione del mondo ideati dal nonno: la formazione individuale, quella familiare, e la trasmissione del messaggio (dell’islam) in tutte le città, metropoli e capitali del mondo. Evita però accuratamente di citare gli altri, compresi nel Manifesto in 50 Punti, fra cui spiccano: la soppressione di tutti i partiti politici (1), l’adeguamento di tutte le branche della legge civile alla Sharia (2) l’adeguamento di tutti gli atti di governo alla dottrina islamica (9), l’imposizione di pene severe per le offese morali (11), la chiusura delle sale da ballo e censura severa su film e canzoni (20-22), l’annessione delle scuole elementari alle moschee (30), l’obbligo, esteso a tutti gli studenti delle elementari, di imparare a memoria il Corano (32), La necessità di dare al giornalismo il giusto orientamento (38).
Tutte posizioni che Tariq Ramadan non ha rinnegato. Lo stesso ha fatto con quelle relative agli ebrei. Hassan Al-Banna fu fautore del pogrom egiziano del Novembre 1945, in cui persero la vita 5 ebrei, e dei più gravi attentati del Giugno-Luglio 1948, che portarono alla morte di oltre 70 ebrei. Più in generale, il nonno di Tariq era convinto che gli ebrei andassero spazzati via dal Medio Oriente ancora prima della nascita di Israele.
Come già detto in precedenza, l’obbiettivo finale di Hassan Al-Banna era la completa islamizzazione dell’occidente. In particolare, Andalusia, Balcani, coste Italiane e Isole del Mediterraneo dovevano tornare il prima possibile in mano all’Islam. In sintesi, si tratta dello stesso obbiettivo dell’ISIS, ma la Fratellanza Musulmana, fin dall’inizio, si è prefissa di realizzarlo con mezzi diversi. Così come ha fatto Tariq Ramadan.
Nel 2003, all’apice del suo “successo”, Tariq ebbe la possibilità di un faccia a faccia televisivo con Nicolas Sarkozy, allora Ministro dell’Interno, il quale lo incalzò su alcuni temi fondamentali e a riuscì a non cadere nella trappola del Kitman. Sarkozy gli chiese di condannare la pena di morte tramite lapidazione, ricordandogli inoltre che Hani Ramadan, suo fratello, aveva scritto alcuni articoli in cui la approvava come punizione per le adultere. Tariq rifiutò di condannare la pratica per ben tre volte. Allo stesso modo, durante la trasmissione BBC HardTalk, si rifiutò di condannare gli attentatori suicidi palestinesi.
D’altronde, già nel 1993 aveva mostrato la sua apertura mentale, impedendo una rappresentazione teatrale dell’opera Le fanatisme, ou Mahomet le prophète di Voltaire a Ginevra. Il 10 Ottobre di quell’anno, ne Le Journal de Genève, egli scrisse che la rappresentazione sarebbe stata: “Un altro mattone nell’edificio di odio ed emarginazione in cui i musulmani si sentono intrappolati”.
Nel 2002, scrivendo la prefazione di una raccolta di fatwa di Youssef Qaradawi, seguace del nonno di Tariq e guida spirituale dei Fratelli Musulmani, aveva di fatto avallato le affermazioni contenute nel medesimo libro, quali “una donna non dovrebbe prendere l’iniziativa di parlare a un uomo che non conosce”; “non dovrebbe giocare con bambini che stanno ballando” o “una donna può tagliarsi i capelli senza l’autorizzazione del marito?”
Lo stesso Youssef Qaradawi, con cui Tariq collabora da sempre e di cui ammira l’opera, ha sostenuto, nel corso degli anni, la necessità di mettere a morte apostati e omosessuali, della mutilazione genitale femminile, e ha definito Hitler come un “emissario di Allah inviato per punire gli ebrei per la loro degenerazione.” Ancora più degli apostati e dei cristiani, gli ebrei sono sempre stato oggetto dell’odio del mentore di Tariq Ramadan, visto che è sua una delle affermazioni antisemite più gravi di sempre:
“Allah li trasformò (gli ebrei) in scimmie e maiali… sono crudeli, falsi, non rispettano i patti …senza dubbio arriverà la battaglia in cui i musulmani combatteranno e ammazzeranno gli ebrei.”
Tornando a Tariq, dove non sono arrivate le sue competenze storiche e filosofiche, sono giunti però i soldi delle nazioni arabe. Dopo diverse figuracce mediatiche, ha trovato sempre meno spazio in Francia e Svizzera e, nel 2009, è stato addirittura rimosso dal suo incarico presso l’Università di Rotterdam a causa dei suoi rapporti con il governo iraniano. Così, nel 2010, Tariq si è rifugiato in Inghilterra, dove l’Emiro del Qatar gli ha permesso di occupare una cattedra ad Harvard (pagandola 2.4 milioni di sterline). Allo stesso modo, Tariq era stato piazzato in un’altra Università Europea, visto che nel 2007 il Sultano dell’Oman finanziò (sborsando 2.5 milioni di euro) una cattedra di Islamologia presso l’Università di Leiden, perché questa fosse occupata da Tariq. Per inciso, le cifre di cui sopra rappresentano solo una minima parte dei centinaia di milioni di euro versati ogni anno dai paesi arabi e dall’Iran per la diffusione degli studi islamici in UK.
Nel 2010 il suo raggio d’azione era ristretto quasi esclusivamente all’Inghilterra, anche perché gli Stati Uniti gli negavano l’accesso per aver finanziato, fra 1998 e 2002, la Association de Secours Palestinien (ASP), che a sua volta finanziava il terrorismo palestinese ed in particolare Hamas. Ovviamente, Tariq ha sempre negato di essere a conoscenza di questo particolare insignificante. Tuttavia, l’amministrazione di Barack Hussein Obama gli è corsa in aiuto revocando ogni restrizione dei suoi confronti, e dal 2010 si è recato diverse volte negli States.
Proprio durante una conferenza tenuta a Detroit nel 2013, Tariq ha affermato che l’obbiettivo di un musulmano europeo o americano dovrebbe essere quello di diventare giornalista, in modo da aiutare a formare una percezione positiva dell’Islam negli occidentali (“to shape perceptions”). Molto vicino al punto 38 del Manifesto in 50 Punti redatto dal nonno, non trovate? Nella stessa conferenza, Tariq ha anche sottolineato con piacere come questo disegno si stia già avverando:
“nel 1967, il 73% degli europei supportava Israele durante il Conflitto (Guerra dei Sei Giorni)… Ora, nel 2010, abbiamo dal 66 al 67% degli europei che supportano i palestinesi…”
Per puro caso, qualche anno prima (1995) lo stesso Youssef Qaradawi, durante una conferenza in Ohio, aveva dato ai musulmani le stesse direttive :
“Speriamo in una conquista tramite Da’wa (proselitismo). Conquisteremo l’Europa! Conquisteremo l’America! Non attraverso la spada, ma attraverso la Da’wa.”
Non c’è da stupirsi né di quest’ultima affermazione, né della gioia suscitata in Tariq dalla perdita di consensi di Israele. Infatti, oltre ad aver supportato Hamas, Tariq Ramadan, come la maggior parte dei membri della Fratellanza Musulmana, è stato accusato molte volte di antisemitismo, e in Francia si è scontrato soprattutto con l’intellettuale ebreo Bernard-Henri Levy.
Nel 2012, Tariq scrisse che non aveva riscontrato alcun tipo di antisemitismo negli attentati di Tolosa e Montauban, nei quali persero la vita tre militari francesi e quattro ebrei, di cui tre bambini, anzi, si scagliò contro il razzismo e l’emarginazione che avevano portato il musulmano Mohammed Merah a compiere gli efferati delitti. Non diversamente, due anni dopo abbracciò la teoria complottista che voleva i due ebrei, morti nell’attentato al museo di Brussel, agenti del Mossad.
Il suo atteggiamento nei confronti di Israele è sempre stato di disprezzo. Oltre alle aperte accuse di apartheid, piovute via Twitter solo pochi mesi fa, Tariq ha sostenuto che si tratta di uno stato genocida in cui l’80% dei cittadini approva il massacro indiscriminato di civili. Sui crimini di Hamas invece, che ha sempre sostenuto sia verbalmente che economicamente, neanche una parola. Un atteggiamento così sfrontatamente antisemita e antisionista che lo ha portato ad essere apertamente criticato anche in Italia, da Ernesto Galli Della Loggia, in un articolo apparso sul Corriere della Sera il 3 Gennaio 2009.
In conclusione, sarebbe stato opportuno che, prima di dare spazio a un simile soggetto, l’Associazione Culturale Alternativ@Mente avesse fatto le necessarie ricerche. A giudicare da alcuni articoli presenti sul sito dell’Associazione, come “Israele non vuole la pace” (19 Luglio 2014), possiamo immaginare che, ancora una volta, la questione palestinese, opportunamente manipolata, sia divenuta il mezzo per la diffusione del Kitman islamico nel nostro Paese.