Un tariffario per vendere gli ebrei alle SS: 5000 lire per gli uomini, 3000 per le donne e 1500 per i bambini. Il corrispettivo di 5.000 euro di oggi per la paga più alta. La Comunità Ebraica di Roma ha avviato una ricerca storica sugli ebrei romani deportati nei campi di sterminio a causa delle spiate dei concittadini, con tanto di lista, la quale però hanno assicurato che non sarà resa pubblica. La ricerca è stata promossa e finanziata dalla Fondazione Museo della Shoah, presieduta da Leone Paserman, e realizzata dall’Archivio storico e dal Centro Cultura della Comunità grazie al lavoro di Silvia Haia Antonucci, Claudio Procaccia, Amedeo Osti Guerrazzi e Daniele Spizzichino. Scopo del lavoro è ricostruire storicamente e socialmente le dinamiche delle deportazioni; se è vero infatti che l’85% degli ebrei sopravvissuti si son salvati grazie all’ospitalità dei vicini di casa (gratuita) e dei conventi (a pagamento), dall’altro canto molti dei 1024 ebrei deportati il 16 ottobre 1943 furono “segnalati” ai tedeschi mentre scappavano, mentre nei mesi successivi furono più di 700 i deportati, la metà dei quali appunto a causa delle spiate ben ricompensate. I risultati degli studi storici sulle deportazioni saranno pubblicati in un libro.