ANP rifiuta l’ennesima proposta di Netanyahu, la ripresa dei negoziati è lontana

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Mario Del MonteEditor
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Medio Oriente

ANP rifiuta l’ennesima proposta di Netanyahu, la ripresa dei negoziati è lontana

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Federica Mogherini e il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat

I dirigenti dell’Autorità Nazionale Palestinese hanno spento gli entusiasmi nati dall’ultimo incontro fra Netanyahu e Federica Mogherini per la ripresa dei negoziati di pace. L’ANP ha infatti dichiarato attraverso il suo portavoce Nabil Abu Rudeineh di non essere disposta a riprendere i colloqui se Israele non accetterà i confini pre-’67 come base territoriale per qualsiasi proposta. Inoltre Rudeineh ha aggiunto che Gerusalemme Est deve essere necessariamente la capitale del futuro Stato palestinese.

Nell’incontro con la Mogherini Netanyahu aveva annunciato di essere pronto a definire insieme ai palestinesi dei confini condivisi in modo tale da poter continuare nella costruzione di insediamenti solo in zone appartenenti allo Stato ebraico. Al contrario Rudeineh ha richiesto la sospensione completa di qualsiasi insediamento come precondizione per la ripresa dei negoziati. Le dichiarazioni di Rudeineh sono state pubblicate dall’agenzia Wafa che si occupa di diffondere i comunicati ufficiali dell’Autorità Nazionale Palestinese.

“Nessuna questione relativa allo status finale può essere rinviata o frammentata. La base per qualsiasi negoziato deve essere il riconoscimento dei confini del 1967, Gerusalemme Est capitale di uno Stato palestinese indipendente….. insieme alla cessazione completa della costruzione di insediamenti e la liberazione del quarto gruppo di prigionieri incarcerati prima del patto di Oslo.”

Nessuna risposta è arrivata dal governo israeliano. Netanyahu ha già espresso in passato il suo rifiuto ad accettare le linee del 1967 come base per i negoziati, una delle tre condizioni imprescindibili presentate da Abbas nell’ultima trattativa naufragata nell’Aprile 2014 e riproposte ora con l’aggiunta che il ritiro israeliano dalla Green Line deve essere completato entro tre anni.

Per gli israeliani invece è fondamentale che ci sia la possibilità di ridisegnare i confini comprendendo nel suo territorio gli insediamenti con maggiore presenza ebraica e cedendo ai palestinesi quelli dove questa presenza è meno marcata. L’incontro con la Mogherini doveva servire appunto a definire quali insediamenti apparterrebbero a Israele, per questo il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat ha accusato Netanyahu di voler legittimare internazionalmente gli insediamenti danneggiando i palestinesi.

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