Le truppe dello Stato Islamico hanno iniziato un’offensiva contro le truppe siriane nei pressi dell’antica città di Palmyra minacciando di distruggere il sito patrimonio dell’umanità UNESCO così come è avvenuto in Iraq. Secondo l’Osservatorio per i Diritti Umani Siriano i jihadisti, dopo uno scontro in cui hanno perso la vita centodieci combattenti, si trovano ora a pochi chilometri dalle rovine di Palmyra.
Palmyra una volta era una grande città e un grande centro culturale del mondo antico. Nella Bibbia ci sono alcuni riferimenti alla città che viene chiamata in ebraico Tadmor ed è descritta come una fortezza nel deserto costruita da Re Salomone. Dopo Nimrod e Hatra in Iraq il Califfato vuole spazzare via anche gli splendidi colonnati e gli antichi templi di Palmyra, costruzioni che resistono da circa duemila anni.
Secondo Maamoun Abdulkarim, Direttore delle Antichità Siriane intervistato da AFP, “Se l’Isis entra a Palmyra farà sicuramente saltare tutto in aria come ha fatto a Nimrod. Sarebbe una catastrofe per la comunità internazionale. Non possiamo permettere atti così violenti e selvaggi.”
Ad aggravare la situazione ci sono le milleottocento famiglie che si sono rifugiate a Palmyra per sfuggire all’avanzata dello Stato Islamico e che rischierebbero la vita se finissero nelle mani dei fondamentalisti. Per ora gli scontri proseguono fuori dalla città e due comandanti dell’esercito islamista sono morti per mano dei siriani. Fra questi Abu Malik Anas al-Nashwan, l’uomo apparso nel video diffuso un mese fa dagli attivisti del Califfato in cui ventotto etiopi ed eritrei di religione cattolica venivano decapitati in Libia.