Partendo dal presupposto che la Chiesa aveva riconosciuto la Palestina già tre anni fa e che i titoloni dei quotidiani internazionali servono soltanto a far esaltare chi non è ben informato sulle vicende mediorientali, appare alquanto anomala la decisione di Papa Francesco di occuparsi dei palestinesi per due ragioni principali: 1. La priorità in Medio Oriente sarebbe quella di salvare milioni di cristiani perseguitati e massacrati dagli integralisti islamici 2. Sarebbe bene, prima di siglare qualsiasi documento, prendere una chiara posizione contro i soprusi dei palestinesi contro la popolazione cristiana della West Bank.
Nell’ottobre 2014 Padre Naddaf di Nazareth ricordava alle Nazioni Unite che all’inizio del 20° secolo i cristiani rappresentavano il 20% della popolazione del Medio Oriente, mentre ora sono solo il 4%. La media degli ultimi tempi è di 100.000 cristiani uccisi ogni anno. L’unica isola felice per i cristiani, ricordava il prete ortodosso, è Israele.
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Alla fine del 2013 invece, Progetto Dreyfus proponeva la lettura di un articolo di Roberto Barducci sulla condizione dei cristiani sotto il governo di Abu Mazen; in quello scritto si ricordava che la popolazione cristiana con 25 mila abitanti, rappresentava l’85% nel 1948, mentre ora è diminuita al 12%. Erano approfondite tutte le motivazioni legate ai soprusi islamisti e si raccontava del muro di omertà fra i cristiani per paura di ripercussioni: http://www.tempi.it/
Eppure, i fratelli cristiani per la chiesa vengono dopo rispetto alla scala delle priorità politiche.
Che li protegga il Signore, perché se si aspetta il Papa…