Nonostante lo stress gli israeliani vivono sempre più a lungo

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Mario Del MonteEditor
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Israele

Nonostante lo stress gli israeliani vivono sempre più a lungo

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Sessantasette anni dopo la sua fondazione, lo Stato d’Israele è ancora alle prese con alcune minacce esistenziali che costringono a uno stato di continuo stress i suoi cittadini. Nonostante le operazioni militari, il pericolo del programma nucleare iraniano e la situazione economica globale, Israele è lo stesso uno dei paesi con la più alta aspettativa di vita al mondo.

Gli ultimi dati ci riferiscono che l’aspettativa di vita media di un israeliano è di 80,2 anni, la quarta più alta dopo l’Islanda (81,2), la Svizzera (80,7) e l’Australia (80.5). Facendo una media con i dati relativi alle donne (84 anni) la situazione sembra ancora più favorevole per gli abitanti dello Stato ebraico. Cosa permette agli israeliani di sopravvivere alle difficoltà quotidiane? Come fanno a vivere più a lungo superando le paure e le minacce? Il sito d’informazione israeliano Ynet ha tentato di rispondere a queste domande con l’aiuto di tre esperti.

Secondo lo psicologo Efi Gil “la popolazione israeliana ha sviluppato un meccanismo di adattamento allo stress grazie all’abitudine: un australiano potrebbe essere allarmato dalla costante presenza di persone armate in strada, qui invece è diventata semplice routine. La società israeliana ha imparato a vivere “accanto” alla guerra e nessuno è più spaventato da eventi eventi traumatici. Ne deriva una altissima coesione di gruppo che molte nazionalità possono solo sognare. Durante l’operazione Protective Edge, ad esempio, in migliaia hanno partecipato alle donazioni per i soldati.” Gil attribuisce alla società israeliana un certo grado di “calore” nelle relazioni tra cittadini che nasce dai stretti legami prodotti dalle famiglie e che alla fine risulta molto più decisivo di qualsiasi fattore economico nel concetto di felicità.

Il professor Gabi Ben-Dror, sociologo dell’Università di Haifa, da quindici anni conduce un sondaggio sulla “forza nazionale”, un documento in cui vengono rilevate tutte le percezioni degli israeliani rispetto alle loro vite presenti e future. I risultati del suo sondaggio mostrano come il parametro cruciale sia un alto livello di ottimismo nell’israeliano medio. “Vivono con la costante paura del terrorismo ma, sorprendentemente, credono che le cose si aggiusteranno in futuro. Questo perché fondamentalmente la società israeliana è sana: le persone sono orgogliose di appartenere al loro Stato, credono nei suoi valori e credono che riuscirà a gestire bene le minacce in futuro. Quando le persone sono ottimiste hanno qualcosa per cui vivere, mettono su famiglia credendo valga la pena investire nel futuro.” In una scala da 1 a 6, l’ottimismo degli israeliani secondo Ben-Dror si attesta sul 4,6, una media molto alta rispetto a quella degli altri paesi. “L’ottimismo influisce sulla qualità della vita. Le persone vogliono vivere, combattere i traumi e i lutti, credono che il futuro li ripagherà. Non è una questione di fiducia nei leader ma di “carattere nazionale” che mostra fiducia nella società israeliana e orgoglio per lo Stato d’Israele.”

Anche la maggioranza dei cittadini anziani vive una vita dignitosa in Israele. Lo dice la professoressa Devora Lieberman, direttrice del dipartimento di geriatria al Soroka Medical Center di Ber Sheva. “Gli anziani non vengono trascurati. E’ vero che a volte sono costretti ad aspettare in fila per ore ma, per fortuna, i servizi medici qui sono particolarmente buoni. La Nursing Law permette ad ogni anziano di ricevere l’aiuto di un collaboratore che gli fa la spesa, lo aiuta a fare la doccia, cucina e gli somministra i medicinali, potrebbe anche non essere abbastanza ma è già molto rispetto a tanti altri paesi. Ci aspettiamo di vedere sempre più persone raggiungere i cento anni di età, la medicina ci permette di prolungare significativamente la loro vita.”

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