Il Fatto Quotidiano ha pubblicato questa interessante intervista rivolta ad alcuni cittadini arabo israeliani. In poche parole, si dividono in tre grandi filoni: chi afferma anche davanti all’evidenza che la minoranza araba viene discriminata, chi vuole entrare in parlamento per combattere dall’interno lo Stato d’Israele e chi esorta gli altri arabi a non votare per non legittimare l’esistenza di Israele.
La componente araba in Israele rappresenta più del 20% dell’intera popolazione. Ogni arabo è libero di candidarsi e di votare. Se avessero programmi elettorali seri, attuabili e democratici, potrebbero rappresentare davvero la terza forza della Knesset, ma a quanto pare sono troppo forti le componenti distruttive e non propositive (per fortuna non tutti gli arabi la pensano in questo modo).
Gli ebrei nel corso della Storia hanno dimostrato cosa significhi cadere, rimboccarsi le maniche e rialzarsi. Lo dimostrano da millenni; non ultimi gli ebrei arabi cacciati dai paesi islamici negli anni ’60 (quasi 1 milione di profughi), oggi perfettamente integrati in Italia, in Francia, in Inghilterra, in Spagna, in Israele, negli Stati Uniti. Scappati con un pugno di soldi, hanno vissuto anche in dieci in un monolocale, prima di fare i lavori più umili e ricominciare.
Se si vuole si può, ma la parola d’ordine è COSTRUIRE.