Prima ci tagliano la testa, poi distruggono la nostra storia

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Mario Del MonteEditor
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Medio Oriente

Prima ci tagliano la testa, poi distruggono la nostra storia

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Ieri il Segretario Generale delle Nazioni Unite Bank Ki-moon ha rivolto un appello alla comunità internazionale per fermare la distruzione dei siti archeologici iracheni da parte dello Stato Islamico affermando che anche queste azioni possono essere considerate crimini di guerra. Le parole del Segretario Generale arrivano dopo la disperata richiesta, da parte del Ministro del turismo e delle antichità iracheno, nei confronti della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti di offrire supporto aereo per proteggere ciò che rimane della zona archeologica.

I video che ritraggono le milizie del Califfato distruggere l’antica città assira di Nimrud e le statue nel museo di Mosul hanno scatenato le reazioni indignate di tutto il mondo ma la comunità internazionale continua a tentennare quando si tratta di decidere se intervenire con maggiore incidenza. L’ultima “vittima” in ordine cronologico sarebbe la città di Hatra, patrimonio dell’umanità per l’UNESCO grazie ai suoi più di duemila anni di storia, distrutta dai jihadisti durante l’ultimo weekend. Ban Ki-moon, attraverso il suo portavoce, ha fatto sapere che “la comunità internazionale deve urgentemente trovare il modo di fermare queste atroci attività terroristiche e combattere il conseguente traffico illecito di manufatti dal valore inestimabile. La deliberata distruzione del nostro patrimonio culturale comune è un crimine di guerra.” Il Segretario Generale ha inoltre evidenziato che farà di tutto per prendere i responsabili.

Gli attacchi ai siti archeologici si sono svolti tutti nella provincia di Ninive, un’area ormai sotto il controllo dello Stato Islamico e in cui non sono presenti le forze armate irachene. Non è chiaro quale sarà la risposta della coalizione internazionale visto che colpire i miliziani nei pressi dei siti archeologici comporterebbe una riduzione dei raid sulle posizioni strategiche a cavallo fra Siria e Iraq in cui è più consistente la presenza militare degli uomini di al-Baghdadi. La coalizione ha annunciato di aver condotto 12 incursioni aeree vicino Mosul fra Sabato e Domenica riportando di aver distrutto una intera unità ISIS e due “scavatrici”, non specificando però se queste erano state utilizzate negli attacchi al patrimonio culturale iracheno.

Per il momento il controllo della zona di Hatra da parte degli estremisti islamici non permette di capire quale sia l’entità dei danni causati alla città. Lo Stato Islamico ha giustificato la distruzione delle antichità dicendo che queste costituiscono idolatria ma alcuni esperti sono convinti che in realtà stiano eliminando solo i pezzi più ingombranti per poter contrabbandare il resto con profitti da capogiro. Inoltre la tempistica fa pensare che l’azione sia più a fini propagandistici che per convinzione religiosa visto che la zona di Ninive è sotto il controllo del Califfato da più di nove mesi. Proprio per questo il Consiglio di Sicurezza ONU lo scorso mese ha messo a punto una risoluzione che mira a sospendere i finanziamenti ricevuti dall’ISIS stringendo i controlli sul contrabbando di manufatti archeologici e petrolio e monitorando i pagamenti per i riscatti degli ostaggi rapiti.

Le alte e spesse mura di Hatra hanno respinto in passato ben due invasioni da parte dell’Impero Romano, a quel tempo l’esercito più grande e potente del mondo, oggi possono poco contro i terroristi dell’ISIS, sicuramente meno grandi e potenti dei romani ma astuti a sfruttare le indecisioni dell’Occidente per proseguire nella loro barbara marcia di conquista.

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