Su Google Play, lo store in cui si possono acquistare e scaricare app per il browser internet Google Chrome, è disponibile da qualche giorno “Gaza Man”, un gioco in cui l’utente può impersonare un miliziano palestinese armato di AK-47 e RPG e sparare ai soldati israeliani.
La sequenza introduttiva del gioco, prodotto dall’anonima compagnia Bridgeview for Trading, mostra dei soldati israeliani arrestare un bambino dopo aver sparato al suo pallone da calcio e molestare una donna musulmana. Nella descrizione su Google Play i creatori scrivono che il gioco “mira a stimolare nei giovani lo spirito della resistenza contro le ingiustizie.”
Secondo l’agenzia stampa palestinese Safa “i ragazzini palestinesi e giordani attraverso il gioco Gaza Man possono simulare la battaglia tra i sostenitori della resistenza e i soldati israeliani causandogli grandi perdite di vite umane. Il gioco rappresenta una delle più grandi produzioni arabe in tema di produzione, programmazione e marketing dei videogames. Rinforza l’idea del diritto alla resistenza per i diritti del popolo palestinese e crea una strategia per una lotta digitale per la liberazione della Palestina.” Inoltre l’agenzia Safa ha intervistato il portavoce della compagnia Bridgeview for Trading Ahmed al Darwish il quale ha spiegato che l’ispirazione per il gioco nasce dall’ultima guerra a Gaza di questa estate, concretizza l’idea che difendere la propria terra è un diritto naturale e non terrorismo e crea nelle menti dei giocatori l’immagine dell’eroe palestinese.”
Nel livello finale il giocatore “libererà la Palestina”, riporterà il bambino arrestato ai suoi genitori e farà luce su tutto ciò che i palestinesi hanno dovuto subire durante la loro storia. Le armi simulano alla perfezione quelle usate da Hamas durante le ultime guerre e forse è per questo che molti giovani palestinesi sono rimasti affascinati dal gioco e attendono trepidamente il download della nuova versione aggiornata.
Gaza Man è stato valutato con un rating di 4.9 punti su 5, lo store di Google lo descrive come “molto più di un semplice gioco!” perché “eleva il morale e lo spirito combattivo dei suoi utenti” e “trasporta bene la realtà dei Territori Occupati nel mondo virtuale, mantenendo vive nelle giovani generazioni la volontà di liberare la Palestina e la dedizione alla lotta contro gli occupanti.”
Non si tratta del primo gioco di questo tipo, già in Ottobre un altro gioco chiamato “La Liberazione della Palestina”, che includeva la possibilità di effettuare attacchi suicidi e scambiare prigionieri, era stato pubblicato dai media arabi. Anche lo Stato Islamico aveva provato lo scorso anno a fare proseliti nei ragazzi attraverso un videogame ma era stato ritenuto “troppo violento.” E’ vero che un gioco rimane sempre un gioco e non può fare del male a nessuno ma in contesti come questi il male deriva dall’indottrinamento alla “giusta violenza”. Mentre noi Occidentali ci poniamo problemi di coscienza se nei videogames i nemici hanno il colore della pelle diverso dal nostro o parlano una lingua straniera, nel mondo arabo sparare ai soldati di IDF è un successo assicurato.