Proseguono febbrilmente i colloqui fra le potenze mondiali e l’Iran sull’accordo per il programma nucleare del regime di Teheran. La scadenza dei negoziati è fissata per la fine di Marzo e, sebbene sembra difficile che un accordo sia raggiunto per quella data, il Primo Ministro israeliano Netanyahu è impegnato nel rendere il più manifesto possibile il disappunto dello Stato ebraico riguardo alla possibilità per l’Iran di dotarsi di un numero sufficiente di centrifughe per il trattamento dell’uranio che gli permetterebbe in qualsiasi momento di costruire un’ordigno nucleare.
L’Iran appare sempre di più una minaccia per tutti gli Stati dell’area mediorientale al punto che anche i sauditi si sono dimostrati disponibili a far volare gli aerei israeliani sul loro territorio nel caso in cui la Israeli Air Force dovesse effettuare dei raid mirati sulle strutture iraniane, chiedendo in cambio dei piccoli progressi sul fronte delle trattative per la costituzione dello Stato palestinese. Una tale distensione fra Israele e Arabia Saudita è possibile solo grazie ai numerosi problemi causati dall’Iran nella regione: non solo il programma nucleare spaventa tutti gli Stati rivali di Teheran, il suo completamento renderebbe inviolabili i confini del paese e perciò molto più stabile il regime degli Ayatollah. Inoltre, negli ultimi dieci anni, l’Iran si è reso protagonista di svariate guerre per procura, condotte attraverso il finanziamento e armamento di alcuni gruppi terroristici come Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano e ultimamente il Movimento Houthi in Yemen. Non è ancora chiaro quali siano gli obiettivi di lungo termine della Repubblica Islamica ma le ultime notizie che ci raccontano delle esercitazioni militari dei Pasdaran nel Golfo Persico dimostrano che Khamenei fa sul serio.
Riguardo al programma nucleare martedì un gruppo di opposizione iraniano in esilio a Washington ha mostrato alcune immagini satellitari della struttura di Lavizan-3 accusando il regime di condurre in segreto l’arricchimento dell’uranio, un’evidente violazione dell’impegno preso con le potenze mondiali al momento dell’inizio dei negoziati che prevedeva l’arresto di tutte le operazioni durante i colloqui. Il leader del Consiglio della Resistenza Iraniano, Alireza Jafarzadeh, ha dichiarato a margine di una conferenza che la struttura di Lavizan-3, nascosta in una base militare nella periferia di Teheran, è stata costruita tra il 2004 e il 2008 e ha un laboratorio sotterraneo dove vengono condotti esperimenti in totale violazione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare a cui l’Iran ha aderito.
Il gruppo P5+1, a cui partecipano Regno Unito, Cina, Francia, Russia, Stati Uniti e Germania sta cercando di concludere l’accordo con l’Iran in extremis entro il 31 Marzo dopo che le scorse due deadline non hanno portato nessuna novità. In cambio dell’assicurazione da parte di Teheran che il programma venga usato solo per scopi di natura civile, le potenze toglieranno alcune delle sanzioni imposte sull’economia della Repubblica Islamica. Nel frattempo Amnesty International ha presentato una lista di paesi che hanno commesso crimini di guerra nel 2014 a cui chiede che la comunità internazionale smetta di fornire approvvigionamenti militari. Fra questi è presente Israele ma non l’Iran che al momento è coinvolto in più conflitti fuori dai suoi confini. Un chiaro esempio di doppio standard da parte della cosiddetta comunità internazionale: Israele non dovrebbe poter acquistare armamenti per difendere i suoi cittadini da milizie islamo-fasciste come Hamas mentre l’Iran può comodamente sviluppare un arsenale atomico purché lo faccia in segreto.