Riguardo i rilasci degli ostaggi di Hamas, eravamo rimasti alla riconsegna dei corpi Shiri Bibas e dei suoi due figli Ariel e Kfir e di Oded Lifshitz.
In quell’occasione avevamo scritto che il gruppo terroristico che ha guidato la carneficina del 7 ottobre contro i civili israeliani, a ogni rilascio aggiungeva qualcosa di nuovo rendendo l’occasione via via più macabra/spettacolare.
Avevamo ipotizzato una regia, che avesse obiettivi precisi e messaggi che lo erano altrettanto.
A questa logica non è sfuggito la riconsegna di Tal Shoham, Omer Shem-Tov, Eliya Cohen, Omer Wenkert, Avera Mengistu e Hisham al-Sayed, gli ultimi sei ostaggi, della lista dei 33 ancora in vita che dovevano essere liberati nella prima fase dell’accordo tra Hamas e Israele: due sono saliti sul palco allestito a Rafah e tre a Nuseirat, l’ultimo, Hisham al-Sayed, è stato liberato senza “cerimonia per rispetto della sua famiglia”, ha fatto sapere Hamas.
Omer Shem-Tov è stato costretto a baciare un terrorista di Hamas a volto coperto. Un bacio al nemico ignobile, che sottolinea la crudeltà di Hamas.
In altre circostanze, avremmo scritto “la crudeltà di Hamas, semmai ce ne fosse necessità”.
A un anno e mezzo dal 7 ottobre, questa necessità è diventata un obbligo, visto che gran parte del mondo sembra aver sposato il terrorismo arabo-palestinese di Hamas, che ha aggiunto crudeltà alla crudeltà.
Oggi durante la liberazione degli ostaggi israeliani, Hamas ha fatto assistere l’evento altri 2 ostaggi, Eviatar David e Guy Gilboa Dalal, diffendendone il video con tutta la loro disperazione e la voglia di tornare a casa.
Un video di propaganda, dove i 2 ostaggi disperati chiedono di essere a loro volta liberati. Le famiglie hanno permesso la diffusione del filmato.
Se la necessità di cui sopra è diventata obbligo, più di qualcosa è andato storto nella diffusione della verità.