Roma, aggredito bambino di otto anni con la kippà da egiziano

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Roma, aggredito bambino di otto anni con la kippà da egiziano

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Un bambino di otto anni con indosso la kippà è stato aggredito a Roma da un 33enne egiziano nella centralissima via Nazionale.

L’uomo ha dato al piccolo uno schiaffo sulla testa e poi se l’è presa anche con una commerciante della zona, che aveva preso le sue difese, nonché ha minacciato la madre del bimbo con un coccio di bottiglia che teneva in tasca.

L’egiziano si è poi dato alla fuga, dirigendosi verso il Colosseo, ma è stato successivamente arrestato dopo la visione delle registrazioni delle telecamere e le descrizioni delle vittime fatte agli agenti della Digos di Roma.

L’aggressore è risultato essere senza precedenti penali e identificato come un rifugiato egiziano di religione musulmana, che aveva ottenuto lo status di protezione internazionale in Italia, dopo essere stato respinto alla frontiera francese e poi a quella belga.

Il responsabile era stato accolto dal Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati; struttura che offre dormitori, mense, assistenza sanitaria, formazione professionale e corsi di lingua italiana finalizzati all’inserimento lavorativo.

Nonostante questo, il 33enne egiziano viveva senza fissa dimora. Egiziano che è stato accusato di tentata deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, cui non è stata aggiunta l’aggravante dell’antisemitismo o del razzismo.

E allora viene da chiedersi cosa abbia spinto l’uomo ad aggredire un bambino e sua madre.

Come viene da chiedersi quanti bambini siano passati nelle sue vicinanze in quel mercoledì 29 gennaio.

Lui, però, ha deciso di colpire proprio quel bambino e proprio nella parte superiore del capo, dove c’era la kippà.

Viene da domandarsi anche quali controlli vengano fatti prima di accogliere un determinato individuo, che nel caso specifico era stato respinto sia dalla Francia che dal Belgio.

L’aggressione avvenuta a Roma ha proprio i connotati di un episodio antisemita, la kippà come segno distintivo e l’idea che tutti gli ebrei del mondo debbano avere responsabilità vere e presunte collegate all’operato di Israele.

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