Le soldatesse di leva Karina Ariev, Daniella Gilboa, Naama Levy e Liri Albag hanno lasciato Gaza per fare ritorno in Israele in cambio di 200 detenuti palestinesi.
È la seconda tappa dell’accordo per il cessate il fuoco. Un accordo di cui non è difficile notare la sproporzione: una soldatessa israeliana in cambio di cinquanta detenuti palestinesi.
E non perché come vorrebbero farci credere i maligni, gli israeliani pensano di valere di più dei palestinesi, ma perché è più grande il desiderio di riabbracciare i propri figli e figlie.
In Israele e non solo, infatti, si parla di un vero e proprio ricatto. Ed è tanta la paura che gli ormai ex detenuti palestinesi possano tornare a colpire gli israeliani.
A riguardo, Israele ha fatto sapere che i detenuti palestinesi condannati per assassinio di israeliani saranno espulsi in via permanente e non sarà loro consentito di stabilirsi nella West Bank o nella Striscia di Gaza. Dei 200, 70 sono giunti in Egitto, come rivelato dalla tv di stato del Cairo.
Ripetiamo: per ogni soldatessa Israele ha dovuto rilasciare cinquanta detenuti palestinesi.
A indignarsi sono in pochi, così come per la misteriosa busta di carta data da Hamas agli ostaggi rilasciati: c’è un ‘certificato’ di liberazione e gadget palestinesi.
Lo rivela un video fatto circolare dal gruppo terroristico arabo-palestinese di Hamas, che ha costretto gli ostaggi a indossare distintivi con i loro dati personali, attaccati a un cordino con un motivo a bandiera palestinese.
A sorprendere della seconda fase del rilascio, anche la parata di Hamas legittimata dalla presenza della Croce Rossa che ha firmato dei documenti assieme al gruppo terroristico, venendo meno alla sua missione, perché il tutto si sarebbe dovuto svolgere in un luogo riservato e protetto, come ha ricordato l’editorialista di La Repubblica Maurizio Molinari a TG2Post.
Quella stessa Croce Rossa che visitò alcuni campi di sterminio, scrivendo in un documento che nulla di straordinario stava succedendo in quei luoghi.
La Storia di ripete tristemente…