Israele e Autorità Nazionale Palestinese: Calpestare gli Accordi di Oslo

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Micol AnticoliEditor & Event Manager
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Medio Oriente

Israele e Autorità Nazionale Palestinese: Calpestare gli Accordi di Oslo

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Molti si apprestano a dare giudizi sul riconoscimento della Palestina come Stato, a vari titoli e livelli. Politici, giornalisti, opinion leader dovrebbero soltanto fermarsi e rispondere alla domanda: gli Accordi di Oslo (I e II), firmati da Yasser Arafat, Shimon Peres (1993) e poi da Yasser Arafat e Itzchak Rabin (1995), sono ancora validi e degni di essere onorati? La prima parte di questi ardui negoziati, frutto del sudore della Comunità internazionale, fu garantita da Stati Uniti e Russia, mentre due anni dopo, a fare da garanti si aggiunsero anche Egitto, Giordania, Unione Europea e Norvegia.

Dunque se l’UE e la Comunità internazionale credono ancora in quegli accordi come simbolo di dialogo e di cammino verso la normalizzazione dei rapporti fra israeliani e palestinesi, dovrebbero farsi due conti.

Secondo gli accordi di Oslo:

1. La leadership palestinese ha un mandato di cinque anni.
Ma sia a Gaza che nel West Bank sono otto anni che non si indicono elezioni.

2. Il West Bank è stato diviso in tre aree (A,B,C) rispettivamente sotto il controllo palestinese, misto e israeliano.
Ma ad oggi qualsiasi abitazione ebraica nel West Bank viene considerata “occupazione illegale”.

3. Israele deve fare dei passi avanti per ritirarsi da Gaza e da parte del West Bank.
Israele nel 2005 si è ritirata da Gaza unilateralmente, ma il risultato è stato catastrofico: razzi contro la popolazione civile israeliana e terrorismo che controlla la Striscia.

Soldati di Zahal portano via con forza gli abitanti ebrei di Gush Katif (Striscia di Gaza)

Soldati di Zahal portano via con forza gli abitanti ebrei di Gush Katif (Striscia di Gaza)

4. L’Autorità Nazionale Palestinese deve abbandonare il terrorismo e la violenza contro lo Stato di Israele.
Ma ancora oggi le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, braccio armato di Fatah (il partito del Presidente dell’ANP Mahmoud Abbas) compiono attentati terroristico contro la popolazione israeliana. Il Presidente Abbas loda, festeggia e incoraggia i terroristi (li definisce martiri) e l’Autorità Nazionale Palestinese stipendia gli attentatori o le loro famiglie con salari ricchi quante più vittime ebree hanno causato gli attacchi compiuti.

5. L’Autorità Nazionale Palestinese deve riconoscere lo Stato d’Israele, il suo diritto ad esistere e la sua natura ebraica (in quanto focolare del popolo ebraico).
Ma ad oggi nessun riconoscimento ufficiale, al contrario: in qualsiasi cartina geografica dell’ANP Israele viene raffigurato come un territorio interamente palestinese e la presenza ebraica è totalmente esclusa.

6. Israele e ANP devono avviare collaborazioni in campo finanziario, idrico, commerciale, energetico.
Israele ha avviato programmi di formazione professionale per contrastare la disoccupazione nel West Bank; la maggior parte del fabbisogno idrico viene gestito direttamente dall’Autorità palestinese; le fabbriche nel West Bank sono piene di lavoratori palestinesi; vi sono collaborazioni sullo sfruttamento dell’energia e delle fonti alternative, di cui Israele è leader mondiale. Dal canto suo, l’ANP minaccia di interrompere la collaborazione nel campo della sicurezza nel West Bank.

Mahmoud Abbas e i terroristi palestinesi rilasciati in cambio di un soldati israeliano rapito

Mahmoud Abbas e i terroristi palestinesi rilasciati in cambio di un soldati israeliano rapito

7. Si prevede la nascita di uno Stato palestinese, previa firma di accordi di pace e mutuo riconoscimento di entrambe le parti.
È ciò che chiede Israele. Lo Stato ebraico non nega il diritto della popolazione palestinese di avere uno Stato, ma si richiedono garanzie, riconoscimenti e confini condivisi. Al contrario, l’ANP sta cercando di bypassare gli accordi di pace con Israele e farsi legittimare dalla Comunità internazionale, senza assumersi oneri.

Scavando ancora a fondo negli Accordi di Oslo si troverà tanto altro ancora. Dunque si vogliono davvero buttare al vento gli storici trattati fra israeliani e palestinesi? Si vuole permettere ancora che vengano calpestati o si ritiene necessario intervenire per ristabilire il rispetto delle regole?
L’Europa vuole ancora onorare gli Accordi di cui si rese garante, oppure vuole continuare a stare al soldo dei Paesi arabi?

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