7 ottobre 2023, un anno dopo la mattanza di Hamas contro Israele

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Medio Oriente

7 ottobre 2023, un anno dopo la mattanza di Hamas contro Israele

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“La possibile normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita spaventa Iran e Hezbollah. I due alleati in Medioriente (e non solo) hanno espresso tutta la propria preoccupazione se Gerusalemme e Riyad arrivassero a instaurare relazioni diplomatiche”.

Così iniziava un nostro articolo datato 6 ottobre 2023. La notizia della distensione tra i due paesi sembrava essere un ulteriore tassello verso la pace dopo gli Accordi di Abramo di tre anni prima.

In molti c’era la speranza di un futuro migliore per un’area del mondo che da decenni non riesce a trovare stabilità.

Speranza durata lo spazio di poche ore, perché di lì a poco Israele avrebbe vissuto il suo 11 settembre.

È alba di sabato 7 ottobre e un massiccio attacco capitanato da Hamas parte dalla Striscia di Gaza e sfonda le difese al confine.

Il terrorismo arabo-palestinese colpisce via terra, via area; con migliaia tra missili e parapendii, nonché militanti assetati di sangue che commettono ogni tipo di nefandezza ai danni della popolazione civile del sud d’Israele e, addirittura, sugli animali.

Non importa l’età, il genere, i terroristi arabo-palestinesi stuprano, torturano e uccidono più di mille persone, altre vengono deportate a Gaza, ricordando episodi che pensavamo ritrovare solo nei libri di storia.

I terroristi arabo-palestinesi con Hamas in testa si rendono protagonisti di ogni tipo barbarie, che ancora oggi a un anno esatto da quel maledetto giorno si fa fatica a parlare.

Il paese è nel panico, non si è a conoscenza di dove siano arrivate le infiltrazioni dei terroristi arabo-palestinesi, che prendono il comando di kibbutzim, centrali di polizia e check point.

I terroristi arabo-palestinesi riprendono tutto con le loro piccole telecamerine, non lasciando spazio all’immaginazione.

Sono ore di terrore per gli abitanti di Israele, sono ore di dolore per tutto il popolo ebraico nella Diaspora. Tutti sono incollati ai media per avere notizie di un attacco del terrorismo arabo-palestinese che mai era stato di questa portata.

L’immagine dei barbari attacchi del 7 ottobre è la strage al Nova festival, rave musicale diventata carne da macello per i terroristi arabo-palestinesi di Hamas.

Israele vive un dramma, peggiore di quello choc della guerra del Kippur. Sono passati 50 anni e lo Stato ebraico è colpito al cuore, nel profondo, dove nessuno era mai arrivato prima.

Israele piange i suoi morti, si interroga su cosa non abbia funzionato sotto il punto di vista dell’intelligence e militare e si interroga sulla sorte dei rapiti, di cui almeno 100 sono ancora oggi nelle mani dei macellai del 7 ottobre.

La solidarietà verso Israele e il popolo ebraico dura lo spazio di pochi giorni, se non ore. Neanche davanti alle uccisioni, agli stupri e alle deportazioni, gli antisemiti provano pietà.

Nelle tv italiane non si vuole totalmente essere dalla parte di Israele, si cerca di trovare una ragione per la mattanza perpetrata dai terroristi arabo-palestinesi. Non ci si ferma davanti a nulla, per sposare la causa di Gerusalemme si arriverà addirittura a negare gli stupri.

Chi difende Israele si conta con le dita delle mani. E noi vogliamo ringraziare loro, perché hanno capito sin da subito che Israele sta combattendo per la sua sopravvivenza e per tutto l’Occidente.

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